La
pancia non ha memoria. Solo languori. Indi per cui ingurgita tutto quello che
gli capita a tiro pur di rammollire vetusti appetiti.
E
non assimila.
Non
comprende che così facendo si ulcera lo stomaco di nuove zavorre, inediti
cancri.
Il
male del momento è Matteo Salvini, il quale, negli anni ha subito una curiosa
mutazione.
Da
Borghezio ad honorem è diventato un Grillo in pectore e un Del Debbio in maglietta.
Oggi
raccatta paura e disperazione dispensando consigli e indirizzi .
Ieri
si tappava il naso invocando scissioni e allontanamenti. Eppure ora è il vicino
di tutti. Almeno quelli che hanno la memoria di un pesce rosso (quattro
secondi), e vedono nero. Un colore greve in un paese liquido.
Dove
tutto passa e nulla resta e la coerenza e la sincerità son parole da manifesto
coatto e meschino.
Quanto
denigrare la punta di uno stivale e ora pretenderlo ridente e compatto attorno
al guru del momento.
E’
l’assurdo è che c’è pure chi gli va dietro.
Perché
la vita è un mestiere difficile. Farsela spiegare una comoda illusione.
Perché
l’inganno più grande è l’angoscia, è il
Pifferaio magico non viene solo da Hamelin .
Può
giungere anche da Milano e pazienza se fino a ieri minacciava saette sui
meridionali.
L’Italia
ha partorito Antonio Razzi e Domenico Scilipoti . Sta cullando Matteo Salvini a
meno di un nuovo baleno.
Perché
l’Italia va di lampi e il Sud nelle tempeste, si arrangia come può.
Si
è adattata negli anni a Berlusconi, Fini, Casini, Vendola, Gasparri, Pannella.
Buscando solo mazzate, non facendo più figli.
No
cari lettori. Gli ormoni non c’entrano nulla, gli ammortizzatori sociali neanche. E’ solo colpa nostra.
È questa, la cosa più grave.
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