Sfumatura. Una parola ammiccante, sospesa,
tendenziosa. Chi la usa vorrebbe far intendere trascinare dentro di sè chissà quali inferni e paturnie. Spesso
solo carta carbone di un accomodato
misticismo provvisto di barche audaci e potenti elicotteri. Quel che ci vuole per stimolare le secrezioni
vaginali di donne timorate e curiose. Quanto basta per trasformarle in puttanelle
vogliose di scoprirsi, divertirsi, e varcare la nobile frontiera delle scarpe
col tacco. Ambizioni di una poppante della vita guidate da un trapano
elettrico.
Questo è l’ambito Mr. Grey. Un copulatore
seriale perennemente sdraiato sulle proprie miserie. Aggirate intonse da
sfrenate circumnavigazioni marittime e disinvolte transvolate oceaniche. Non abbastanza
per giustificare tanto clamore e attesa in verità. Irriverente poi, il paragone con
Pretty Woman. Quella diretta da Garry Marshall nel 1990 era una favola
romantica all’insegna della reciproca conversione e progressiva identificazione
del proprio Sé nell’Altro, questa una melensa contrapposizione di grigi
oscuranti qualsiasi piena condivisione di un sentimento. E’ a nulla vale aggrottar
le ciglia agitando lo stiracchiato pretesto di un oscuro passato malmenando Chopin.
Più che un film trottolino amoroso a
sfondo drammatico, infatti, Cinquanta
sfumature di grigio, è una pellicola comica. Guardandola non ho potuto non
pensare al Loris Batacchi del film Fantozzi subisce ancora del 1983
interpretato da un dissoluto ed esilarante Andrea Roncato.
Non sto scherzando. Perché aldilà delle luci glamour e la colonna sonora fashion
, questo film non è altro che la sublimazione delle fantasie carnali di una
qualunque signora Pina esistente sul globo terraqueo. Con quella ostinata esasperazione
di Mr. Grey di erodere i confini del possibile mal compensata dall’assorbente
interno della protagonista Anastasia. Sempre uguale, identica, e fedele a se
stessa nel ruolo di vittima delle proprie mancanze. Priva di un realistico contraltare
tematico, i personaggi si sbattono di riflesso. Come silenziosi pesci nella rete di un venerdì di quaresima.
Un automatismo difficile da accettare in
una situazione socio - culturale dove nonostante Samantha Cristoforetti sia andata a
indurirsi i capezzoli nello spazio, le donne fanno ancora fatica a legittimarsi
sulla Terra con le ovaie depresse da uomini usuranti e ossessivi.
Una sculacciata non le aiuterà. Cinquanta sfumature di grigio nemmeno.
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