Oggi niente mimosa qui. Perché la donna (scuserà Teresa Mattei), è altro che un rametto di Acacia dealbata, posto al centro di uno svogliato tinello, tra una D’Urso smoccolante e un Giletti sorridente. È altro che una ricorrenza dal sapore pagano e colpevole, infilata in un calendario anonimo ed ebbro, perché ammorbato dalle note esuberanze aromatiche del fiore in questione. Un afrore che rischia di gettarci fuori dal patio e impedisce d’affrontare con la dovuta serietà una questione urgente e abominevole insieme. Perché è giusto lo sappiate cari lettori: l'Italia è un paese che adora uccidere le donne, e anche quando non le uccide, fa il possibile per umiliarle sotto il peso della violenza maschile.
Esiste infatti, un
turpe esercito di mariti, fidanzati ed
ex amanti che scelgono botte e proiettili come pensieri per le loro compagne.
C'è un mostro,
dentro all'essere uomo; un nemico che ne umilia l'esistenza e il senso.
Qualcosa da
combattere sempre e comunque, in qualunque forma e in qualunque giorno.
Basti pensare al
salto dalle ottantaquattro donne uccise in Italia nel 2005 alla una ogni tre
giorni dello scorso anno. E’ c’è un solo e unico responsabile di tutto questo:
l’uomo.
Piccolo, meschino,
debole, contraddittorio, arrogante, manesco, ossessivo, ignobile, vigliacco,
bugiardo, prepotente, infedele, insensibile, folle.
E non sarebbe
difficile continuare con gli aggettivi. Non solo per far contento il dizionario.
Ma per allargarne l’infamia. Per
sentirne tutti il peso. L’agghiacciante sfregio.
Perché questo è il
peggio dell'uomo italiano . Qualcosa di
atroce, per un maschio medio in postura divano. Una sberla di sangue e lacrime
che può colpire ciascuno di noi. E un Expo milanese, (dispiace per gli allegri
analisti di mercato), non migliorerà.
Una fotografia con
la quale è impossibile non vacillare, e porsi senza filtri la seguente domanda:
«Ed io, da una
simile onta, sono davvero esente?».
Perché questo, in
fondo, è il senso di questo pezzo. Appesantirvi fino a seccarvi.
Ci son donne per cui la mimosa non cresce.
Ci son bambine, ragazze, donne, maltrattate, massacrate,
umiliate, dagli uomini, Maestri ogni giorno di vergogne massime, e generosi
puntualmente nel devastare le proprie compagne.
Inutile, in questa
sede, entrare nel merito di casi specifici.
La trama varia nei
dettagli, nella quantità di violenza, nel numero di coltellate inflitte a
questa o quella innocente, ma alla base resta l’ ammanco principe della razza uomo: così
brillante spesso nel proporsi agli altri, e così bestia all'interno della spelonca
domestica.
Certo, spiegano i
legali a tutti noi (con tono risoluto ed efficace assieme):
«L'importante,
donne, è denunciare subito; chiamare le forze dell'ordine o il 1522, da cui
saprete dov'è un vicino centro antiviolenza».
Ma non è solo questo,
il punto.
Sgorga chiaro,
dalle storie che la quotidianità ci somministra, l'incapacità abbagliante di
mariti e compagni di essere per l'appunto tali; parti integranti, cioè, di una
autentica unione.
Un concetto che
nella lingua dei numeri vuole dire uno più uno e che nel quotidiano invece si
traduce in dissonanza di coppia.
Così le donne oggi
onorate con ninnoli insulsi e pizze d’asporto, diventano ogni giorno carne da
stalker, o vittime da macellare in preda a deliri.
Qualcosa di
importante, da ricordare ai lettori.
E al tempo stesso
un'emergenza che sbatte contro una cancrena: quella degli uomini che, come cantava Mia Martini al Festival di
Sanremo nel 1992, non cambiano mai cuccioli fragili e crudeli . Apparte canale
. Questa, però è un’altra storia.
Cuccioli fragili e deboli...cresciuti dalle donne, comunque.
RispondiEliminaTroppo profonde le radici del maschilismo per poterli debellare con una denuncia.
Intelligenza, empatia e amore possono salvare l'umanità di quello che è diventata.
Un Bellissimo monito Gabrielle!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaBuona domenica!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!