Antonio Cassano in fondo, aveva ragione.
Massimo Ferrero è come la Nutella. Un piacere estremo d’ovaie pigre e
spermatozoi assonnati. Un additivo d’anime stanche e programmi televisivi alla deriva.
Una Viperetta logorroica e tonificante
a giudicar da come gli ascolti s’impennano quando giunge lui davanti la
telecamera.
Il motivo è semplice. Massimo Ferrero rappresenta quella
cialtroneria dall’animo buono, che sembrava essersi smarrita in certe
commediole degli anni Ottanta e Novanta, in cui la speranza rideva ancora su
tasche emaciate e jeans stinti da una Sinistra mancina e spenta.
Con la cravatta arrotolata da imbucato
alla festa, spernacchia i mammasantissima della Lega Calcio sognando di piantar la
bandiera sulla D’Amico.
Pensieri da uomo qualunque sbracato sul
divano eccentrico di un sabato itali
ano.
Un dribbling fortunato a una sorte mesta.
Una maschera italiana che illumina la fatica di chi si arrangia, e combatte
nella vita per cavalcare i sogni. Magro compendio di un’ Italia inconsistente e
desnuda caduta in uno spiacevole coma.
Risorgere è d’obbligo ma il silicone
latita e 80 euro son pochi per sognare un sereno lunedì.
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