Alberigo ha ragione cazzo: non ci s’improvvisa scrittori.
Per come la vedo io, chi scrive è un naufrago. Un sopravvissuto. Non c’è bisogno di andare all’Isola dei Famosi per diventarlo.
Basta ascoltare per un millesimo di secondo le urla dei vostri vicini di casa, ed ecco uno sciame di mosquitos in assetto di guerra che sparlano di voi e vi colpiscono alle spalle.
Tutte le persone sono isole. Abitarle danneggiandole il meno possibile è la nostra sfida. Basta provare a vivere quanto basta, e saper piangere quando serve. Non perdete occasione di soffrire. Vi farà bene e vi aiuterà a scoprire risorse che non pensavate di avere.
Come l’amore. Come il primo amore. Come l’amore, la scrittura, esige molta fantasia, una passione disperata, e un po’ di cuore.
Arrivati a quel punto, il cuore potrebbe addirittura mancarvi. Ma non vi preoccupate: e solo perche vi chiederà di morire o darle tutto.
La scrittura è nemica dell’apparire. Saper scrivere non significa pubblicare un articolo ogni tanto, ma sentire e ascoltare sempre. Se stessi e gli altri. Se si fa solo per ottenere un pollice alzato su Facebook, vi prego: non fatelo. Leggete piuttosto. L’unica cosa che è bene vi si rizzi è sempre qualcos’altro.
Per il resto penso che solo chi è innamorato possa scrivere. Solo chi si è confrontato almeno una volta con quella lussuriosa bestiaccia dell’amore, possa provare a farlo. Se non altro perché ha qualcosa da raccontare.
Ricordo ancora il mio primo vero amore, Quando la vidi prima la inventai. Poi la mia anima capellona amò anche la sua ombra. Ma non lo sapevo e quando lo seppi era già troppo tardi.
Avevo sedici anni. Lei era più grande di me. Era bionda, occhi azzurri e una leggera gobbetta sul naso. Ma non me ne importava nulla. Quel contrafforte nasale non mi sembrava proibitivo. Quegli occhi avrebbero potuto portarmi da tutte le parti. Andammo a vedere un Fiorentina – Lecce e fu bellissimo. Aveva un naso duro ma due occhi morbidissimi. Li seppe usar bene. Sapeva vedere cose che io non mi ero mai visto.
Fu lei a consigliarmi di prendere la penna in mano la prima volta. Diceva che avrei fatto felice la gente. Allora non ero un ragazzo facile, (non lo sono tuttora) e penso che se non ne fossi stato inconsapevolmente innamorato, non l’avrei mai ascoltata.
Perché l’amore è un autotreno in corsa e quando t’investe, non ci sono santi.
A me ha trovato il 6 novembre 1997. A febbraio dell’anno seguente, pubblicai il mio primo racconto. Perché l’amore è questo: una coperta troppo corta che ti scopre tutto e ti costringe a cambiare posizione continuamente. E’ un kamasutra spirituale pieno di pose assurde.
Ognuno di voi può vivere una giornata moscia come un supplì venuto male poi in un intero secondo prima che tramonti il sole, l’amore ti taglia la strada e con un solo sguardo ti travolge. Questo è l’amore; questa è la scrittura. Questa è stata la molla che mi ha spinto a scrivere.
Poi ho continuato. Perche i doni sono importanti. Non solo a Natale. Perciò se c’è l’hai, devi continuare. E se hai abbastanza amore dentro da non sapere che farne, devi buttarlo in ciò che scrivi e in quello che fai. Ma solo se c’è l’hai altrimenti le parole non vengono a trovarti.
A me, a quanto pare, mi trovano sempre. Almeno loro non hanno paura. Credo sia per quel miracolo d’amore che porto ancora addosso. Mi ci sono imbattuto senza saperlo, poi, dopo avermi spogliato di ogni altro orgoglio, si è chinato, e mi ha raccolto.
Prima di allora, ero un ectoplasma rigonfio di presunzione. Non sentivo nulla. E il cuore, affetto da un’eterna emorragia, aveva smesso di battere.
Ora quella persona non c’è più e sebbene sappia che nella mia vita non ci saranno altri miracoli di questo tipo, nei miei occhi c’è una luce, e nel cuore una musica che permette alla mia anima di danzare senza catene.
L’amore cauterizzandomi le ferite mi ha regalato la capacità di sentire, allargandomi il cuore a dismisura costituendo uno stato libero governato solo da me. Sembrava impossibile ma tra tante stupide eccezioni mi ha riconosciuto.
Ora pensando al futuro non so cosa mi aspetta, ma la musica continua a suonare e benché non sappia quanto mi resta da vivere, trafitto nell’incanto anche un solo giorno potrà ancora servire.
L'amore con le gioie e (soprattutto) le sofferenze che procura, ci permette di crescere e tirarci fuori dal nostro egoismo..perchè, fondamentalmente, viviamo per "gli altri" e con "gli altri"...questo post mi è piaciuto molto, mi permetto di "rizzare il pollice" in su =)
RispondiEliminaL'amore non si compra, non si divide, non si somma. Si può solo moltiplicare. Tra realtà e affabulazione, tra sonno e veglia, questo sofferto stato dell'essere, questo demone beffardo che ci contiene e ci avvolge...nelle partiture di emotivi accordi. Risignificare tutta l'esperienza sotto l'egida del potente signore è un'esperienza unica, ma solo un animo eletto può conoscere e ri-conoscere il demone totalizzante. (Settima Onda)
RispondiEliminaPerdonate: leggo solo ora i vostri commenti;
RispondiEliminaCara Missire mi auguro sia il primo di una lunghissima serie...
Settima Onda riconoscersi è fondamentale.
In fondo per mè l'amore non è altro che un unione di limiti minimi che combaciano al massimo....
Un forte abbraccio a tutte e due... e mi raccomando continuate a seguirci...!!!!!!!!!!!