Strano sabato,
non c’è che dire; è solo il nove aprile ma il caldo ricorda quello di una giornata estiva.
non c’è che dire; è solo il nove aprile ma il caldo ricorda quello di una giornata estiva.
I bambini gridano come matti rincorrendo la palla mentre i loro genitori siedono sulle panchine a consumare il sole come tante lucertole.
Dovrebbero legarli alle poltrone i loro figli, riempirli di patatine e playstation, farli diventare delle mongolfiere e poi mandarli sulla strada della morte prematura per diabete e colesterolo.
Invece no, perché nonostante il caldo fuori stagione, la puzza di sudore di alcune persone, i bambini continuano a giocare, a rincorrere quella palla, a farla sbattere ovunque: sui muri, sui vetri delle finestre, sulla mia auto.
La casa trema per le pallonate, cerco di chiudere gli occhi e rilassarmi ma il rumore del pallone sulla portiera della mia auto è più forte di qualunque tecnica di meditazione.
«BOOOM, BOOOOOM»
Non resisto più e mi affaccio al balcone cercando di essere il più cattivo e convincente possibile
« ma insomma bambini un po’ di rispetto per la mia macchina!».
Il più bastardo e malefico di questo gruppetto di scalmanati, un figlio del demonio di nome Matteo, mi guarda con una faccia da culo e dopo cinque secondi esclama « valla a parcheggiare fuori,ciccione ».
Aveva ragione.
Agli occhi di quel ragazzino apparivo come un grassone quattrocchi buono a nulla, capace solo a mangiare, stravaccarmi sul divano, bere, ruttare, pisciare, cacare,scaccolarmi,bestemmiare.
Aveva davvero ragione.
Mi guardai la pancia pelosa e la trovai repellente,dovevo mettermi a dieta;avrei cominciato -però- da lunedì.
Non potevo rinunciare alle due porzioni di lasagne della domenica; peccare e pentirsi il giorno dopo sarebbe stata la scelta migliore,per tutti i cattolici e anche per chi come me, non crede o almeno ci prova.
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