sabato 3 dicembre 2016

Domopak C'Urso

Non m’interessa il referendum.
Il fatto non serva raggiungere il canonico cinquanta per cento per renderlo effettivo, determina già un alone di resa e sfiducia sulla questione.
Affrontata inoltre dai contendenti in modo  non soltanto consunto, ma anche profondamente vecchio.
Logico, in questo  senile contesto, correre ai ripari e servirsi di una badante.
Barbara D'Urso.
Non una guardia qualunque, ma l’adunata somma della tv corrente:
Quella in cui la brutalità equanime del mezzo non trova opposizioni nella carcassa di chi la accoglie, fluendo anzi paciosa negli intelletti meno informati.
Una furfanteria d’insigne livello.
Ma anche l' espediente bramato dai prepotenti della politica, che attraverso poppute ospitalità giungono a grandi platee, larghi seguiti, e ovviamente ampie lusinghe di affermazione finale.
Ecco dunque che a dominare, a poche ore dal voto, è la nuvola di  fumo
in cui Renzi e Berlusconi e i loro rispettivi seguaci si sono inabissati, lasciando che a scandire i tempi e i modi della loro contesa sia il riso ciarlatano di un’ex attrice, garrulo, contrappunto tra la confusione in testa di molti e il tacco rialzato ai piedi di qualcuno che a far caos e funambolismi, vari e meschini si diverte tantissimo.
Matteo Renzi e Silvio Berlusconi appunto.
Patriarchi  dell'ultra-pop, in fin dei conti.
Con Barbara D’Urso in mezzo.
Domopak dentro cui le solite parole, e le altrettanto consuete frottole promozionali, acquisiscono l’effluvio di quegli  elisir in palio al tiro a segno dei luna Park:
stucchevoli , mediocri, ma accattivanti in quel sfavillio di gradazioni e boati.
Tantissimi in questo 2016.
Il voto non potrà accendere la viola, nella crepa di un muro inaridito. Il verbo della politica è spoglio di senso. Il paese è spaccato e non  sarà l’ennesima croce ad aggiustarlo
E resta sola la malinconia popolare.
In attesa del prossimo raccolto abbaglio:
Dove?

Sul sofà della D’Urso, ovvio.

2 commenti: