mercoledì 2 febbraio 2011

La Calabria : la Regione dov'è sempre notte e i cani stanno meglio di noi


Le cose brutte è meglio dirle all’inizio. Così dribblo subito delusioni e colpi apoplettici indesiderati.
Tra una settimana dovrò andare in ospedale. Non è una novità per me. Se non fosse che quest’ultimo fosse invaso dai topi e io non sono il pifferaio magico sarei addirittura contento. Ma non lo sono.
C’è ne sarebbe anche un altro in paese ma pare stiano chiudendo anche quello.
E mentre la protesta intorno a me monta come panna sulle fragole io mi rendo conto che in Calabria siamo alla frutta. Ma se lo siamo perché la gente urla e strepita come se non mangiasse da secoli?
Semplice fame o voglia di qualcosa di buono? Non lo so. So che le cose in Calabria vanno male e nessuno fa nulla per migliorare le cose o quantomeno per spezzare il ritmo. Neppure chi dovrebbe. Ci si occupa di Ruby e ci si dimentica di chi ruba come se fosse la cosa più semplice del mondo. Tanto uno vale l’altro. E’ così che si ragiona in Calabria. Persino di fronte ai doveri più sacri si scantona nel lassismo più duro e puro. Come un anno fa al tempo delle elezioni. Settimana indimenticabile quella.
In quella settimana infatti, avrei compiuto ventotto anni. Bella cifra non c’è dubbio. A me poi l’otto è sempre piaciuto. La rotondità consola. Ma quella volta no.
Erano giorni tristi quelli per me. Mi sentivo un pensionato. Un pensionato di ottantadue anni. Uno di quelli cui rubano la retta e sbava alla Caritas. Fiacco. Ferito. Trasparente. Con la consapevolezza non avessi vissuto abbastanza da meritarmi la vita e la coscienza d’averne viste troppe da desiderare la morte. Andare in giro portandosi appresso i propri anni con la coscienza nessuno voglia trascorrerli con te è duro. Ancora di più essere bombardato di parole senza un contenitore dove metterle. Il fatto è che quel giorno avevo le palle gonfie. E la pelle non c’è la faceva più a contenerle. Lapilli schizzavano come lava. Ma nessuno si chinava a raccoglierli. Neanche una gallina.
Quel giorno non ero andato all’università. In compenso però, non mi ero fatto mancare la mia tortura quotidiana ed ero andato a votare. C’ero andato quel giorno perché volevo evitare la folla della domenica. Ma sbagliai i calcoli. Pensavo fosse come allo stadio. Ma sbagliai. Non mi meravigliai. Io e la logica non siamo parenti. Così sebbene volessi passare inosservato, mi sono ritrovato in mezzo all’illogicità umana.
Ed è stata durissima.
Quando sono nato, ero talmente piccolo che non sarei dovuto arrivare alla terza settimana. Invece, ne ho vissute tantissime altre ma non mi sono ancora abituato all’ipocrisia dilagante in alcune circostanze.
Le elezioni appunto.
Tante speranze dissolte nell’acido di un voto sovente inconsapevole e comprato come si fa con un jeans o una scatola di tonno. Orribile. Come i loro volti del resto. Volti saturi di sconfitta. Sconfitte che io avrei voluto raccontare ma non ne ebbi la possibilità. Non avevo la possibilità. Potevo solo osservare e rendermi conto che per quanto tentassi di distinguermi in fondo, non ero meglio di loro. Almeno però mi ero risparmiato la turba domenicale e votai per una lista microscopica. Chiamiamola solidarietà con i vinti e simpatia per i piccoli. Nei talk show serali si parlò di affluenza in calo. Poteva anche darsi. Pure se secondo me, la signora Affluenza non sarà mai troppo in calo per sembrare davvero dimagrita. Appena un po’ più snella forse. Perché?
Mancanza d’esperienza e massiccia inclinazione al sadomasochismo.
Le masse han bisogno della loro corrida quotidiana. Quasi come del pallone nel finesettimana e la figa dopocena.
Han bisogno di questi dilettanti della parola e del contatto. L’abitudine a essere coinvolte direttamente o tramite televoto nelle controversie e nei dibattiti più disparati, le fa sentire protagoniste. O comunque meno lontane da qualcosa da cui altrimenti si sono sempre sentite avulse.
Perché si vota quindi?
Per avere poi una buona scusa per urlare ed imprecare. Infuriarsi. Contro qualcuno o qualcosa. Non importa chi. Non interessa cosa. Le masse esagerano tutto: i propri eroi, i propri nemici, la propria importanza. Poi passata la tempesta elettorale, tolti i panneggi facciali, tutto è come prima. La gente torna a casa afflosciata, scontenta e senza un soldo.
Domanda: cosa si aspettano?
Rassicurazioni, premure, e coperte per la notte.
Qui in Calabria è notte da almeno trent’anni. Nessuno se ne accorto. Troppe luci. Troppi varietà. Quello vero è morto. Ora mandano le repliche. Non solo di notte per la verità. Solo che al posto di Pippo Baudo, Lelio Luttazzi e Raimondo Vianello ci sono Callipo, Loiero e Scopelliti. La differenza c’è e si vede ma non importa a nessuno.
La cosa importante è essere sempre sorridenti nelle foto. Ci riescono benissimo e quando ero piccolo, mi chiedevo come facessero.
Sciocco che non sono altro!
Non c’è da stupirsi visto la fatica che fanno.
I cani stanno meglio di noi. Crisi o no, il loro osso l’hanno e lo avranno sempre. Qui dove anche la cortesia si paga le macellerie chiudono in fretta.
E le dentiere costano troppo.

2 commenti:

  1. Mi sono imbattuta nel vostro blog x caso e mi ritrovo sempre più volontariamente assorta e dedita nella lettura dei vostri interventi.
    Quest'ultimo mi ha particolarmente colpito nel profondo. Si dice che siamo tutti consapevoli della triste situazione Calabrese, ma in fondo quanto è vero realmente? L'idea della nostra triste realtà mi sembra come quei concetti che assimili fin dalle scuole elementari. Restano tali , nel tempo e nello spazio e quando si ripescando da un angolino si risponde con la tipica frase :eh vabbè, che dobbiamo fare? ( io per prima ). Sembra che alcune circostanze ci tocchino solo in superficie . Quando però ti imbatti in delle frasi che esprimono il tuo sentire resti basito e ti rendi conto di una triste verità che cosi come forse non è possibile mutare, tanto piu non si può abbattere e rinnegare. Volevo solo esprimervi i miei complimenti per quello che riuscite a trasmettere con i vostri scritti andando a bussare alla parte intima del cuore umano.
    =)

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  2. Grazie...
    6 lettere che da sole non dicono nulls ma insieme fanno qualcosa...
    Proprio come il nostro blog!
    Questo blog infatti, non vuole insegnar nulla a nessuno...solo raccontare...
    Raccontare... Cosa ?
    frammenti di vita, avanzi di tutto...
    Son felice che anche tu sia rimasta affascinata da questo incantesimo...
    quello della verità della vita vista in tutti i suoi aspetti belli (Arazzi) brutti (Scazzi)
    In questo mondo pieno d'autenticità artificiale quello che senti e che traspare dalle tue parole non può che farmi piacere perchè allarga il cuore e conforta lo spirito che più libero può rivolgersi al mondo che lo circonda e scrivere... che per me è la cosa più bella del mondo!!!!!!!!!!
    Non posso che augurarmi e dirti di continuare a seguirci anche in futuro... Non più e non solo per caso stavolta d'accordo?...
    Sempre che tu abbia voglia di continuare a farlo s'intende...

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