Stamattina mi sono svegliato distrutto, la pizza con tonno e cipolla di ieri sera ha fatto egregiamente il suo dovere. Sudato, pancia gonfia, alito improponibile, capelli arruffati, barba lunga, senza un calzino e arrapato al punto giusto: sono l’ombra di me stesso. Ci vorrebbe un caffè ma non ho la voglia, la forza e soprattutto mi manca la caffettiera e quindi mi tocca andare al bar, immischiarmi con gente che non voglio vedere e sentire. Guardo fuori dalla finestra e mi accorgo che piove, una pioggia fredda mista a nebbia; se non fosse per il blaterare dei miei vicini di casa con quel loro accento del cazzo,sembrerebbe quasi di stare in Val Padana e non a R....
La voglia di caffè è talmente tanta che mi infilo gli stessi panni di ieri senza farmi una doccia,se l’uomo deve puzzare allora io sono sulla buona strada; esco di casa senza ombrello e mi infilo tutto bagnato nel primo bar che trovo.
Chiedo gentilmente un caffè ma il barista è occupato a flirtare con una ragazza che potrebbe essere sua figlia o anche sua nipote,richiedo con voce più alta il mio caffè e questa volta oltre al barista si volta anche la ragazza.
«Potresti essere un po’ più gentile,magari la giornata ti sorriderà» mi dice.
Io avrei voluto dirle che avevo perfino i peli del culo bagnati dalla pioggia e che quel caffè era la cosa più importante del mondo ma ho lasciato correre,come faccio sempre in queste situazioni.
«Scusami» mi fa «è che sono un po’ nervosa per un esame,come posso rimediare?»
«Accompagnami con l’ombrello alla fermata del pullman».
Pagai il caffè più schifoso della mia vita e avviandoci alla porta le guardai le tette che spuntavano dal golfino nero,mi sono sempre piaciute le tette anche se non bevo latte. Mi accesi una marlboro e mentre ci avviavamo alla fermata del pullman le dissi << mi chiamo Alberigo>> che nome strano >> rispose lei.
Non sono bravo con le parole nè tantomeno con i fatti,avrei potuto chiederle il numero,invitarla ad uscire e magari chiavarmela tutta la notte ma non feci nulla di tutto questo.Arrivati alla fermata mi liquidò con un semplice ciao e la vidi allontanarsi, leggera sotto la pioggia di febbraio,mentre le sue tette sballonzolavano come due maracas al carnevale di Rio.
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