giovedì 24 febbraio 2011

La spietatezza dell'invano




Avrei voluto essere un poeta.
Uno di quelli capaci di dire tutto con niente e arrivare dritto al punto delle cose, o comunque al centro di qualcosa che mi contemplasse per davvero.
Non certo per boria o chissà cos'altro. Solo per vedere l'effetto che avrebbe potuto fare ecco tutto.
Ma la vita ha troppe scadenze e non considera le tartarughe.
E' per quanto nobile sia, è troppo bassa per accogliere davvero qualcuno.
Io per esempio, mi ci sono infilato di soppiatto. E' per quanto scomoda fosse mi ci sono trovato bene fino ad arrivare al punto d'amarla la vita.
Una volta ho scritto questa frase: "Amo la mia vita non perchè è la vita ma perchè è la mia".
L'avevo scritta in un periodo nel quale pensavo lei mi amasse.
Se come invece sto verificando o avessi soltanto osato immaginare la vita è solo una stanza vuota tutta da arredare, mi sarei risparmiato quel mio giovanile slancio d'infantile amore.
Ma non si possono cancellare le tracce di ciò che è stato.
Non ho mai avuto gomme nella vita. A scuola poi, le perdevo sempre. Per cui quello schizzo ribaldo e orgoglioso è rimasto lì. Rimasto lì consumato dalla spietatezza dell'invano.

1 commento:

  1. E' la storia della mia vita...
    Ma chissà... Forse doveva andar così...
    Forse alle tartarughe non è permesso gridare contro il disco della luna...
    Così quando la terra mi scoprì flirtare con la luna s'inclinò, relegandomi nel castigo di un'irta salita.
    Ma le gambe non mi reggono più e a forza di andare cieco ho perso il sentiero e non mi ritrovo più...
    Non potrò essere più nulla...
    Forse solo una gialla velatura gonfia verso un paese senza nome...
    E' allo stato attusle credetemi, mi sembra già una gran cosa...
    Grazie Angelo!

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