lunedì 31 dicembre 2012
domenica 30 dicembre 2012
mercoledì 26 dicembre 2012
Vecchi compagni
Imbattersi in questi giorni paffuti
In vecchi compagni usurati dal tempo,
ha la vivacità delle prugne secche,
dei pistilli di rosa ghiacciati
dalla brina
ognuno resta incastrato ad un allora privo di adesso
come protagonisti di un film in bianco e nero negligente
all’avvento della modernità,
tutti s’inchiodano al proprio ieri lambendo un oggi che è
domani solo per vanitosa facezia.
Crescendo ognuno resta quel che è: lo cela solo meglio
aderendo di più al terreno,
restando nascosto nelle sciarpe, nei guanti, nelle scarpe
ogni giorno più strette nella rappresentazione oltremodo protratta di una
putrida materialità
il loro sole è un astro incenerito capricciosamente dal saettante Giove Pluvio.
lunedì 24 dicembre 2012
Un clacson strappamore
Il portellone dell'aereo s'era aperto da poco, e con la promessa di un'avvenire migliore, lasciava intravedere anche le prime ombre della notte di Natale.
Aveva viaggiato a liungo Antonio. Uno di quei viaggi interminabili che si fanno solo nella speranza di diluire meglio la propria malinconia senza dilatarla troppo in modo da renderla quasi sopportabile.
Era appena atterrato che ancora pensava a tutte le meraviglie che aveva ammirato durante il suo lungo viaggio e nonostante tutto non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine di tutti quei cani che affollavano le strade i quali non chiedevano che ospitalità e invece non ricevevano che sdegnosa desolazione.
Non sapeva perchè, ma trovava eroica la loro testarda ricerca di un'affetto che non avrebbero trovato mai. In quella, si sentiva compreso pure lui e in realtà c'erano tutti gli uomini. Forse la vita non era altro che la ricerca di un tramite utile a guardare un'oltre comunque offuscato dall'onnipresenza dell'Io. Un'Io grande quanto Gargamella che insegue i Puffi nel tentativo di spegnere l'ultima goccia esistente d'infantile purezza e gettarci tutti quanti nel calderone dell'indifferenza.
Antonio però non era un'ignavo per cui non poteva sopportare quell'ostentata noncuranza travestita da fretta.
Il tempo scorreva lento e le macchine andavano piano per cui gli fu facile notare un cane sdraiato all'ingresso dell'aeroporto.
Era bianco con chiazze nere e nelle luci della notte pareva avere delle meches azzurre.
Se non fosse stato sobrio avrebbe creduto che fosse un cane astronauta.
Sicuramente aveva tendenze hippy.
Quel cane infatti aveva presenza scenica e consapevolezza dei propri mezzi. In qualsiasi reality avrebbe sfondato e catturato l'interesse del pubblico.
Lì in quell'antro postatomico d'anime vaganti non se lo filava nessuno invece.
Nessuno tranne Antonio che in quellla melanconica rappresentazione non poteva non intravvedere una tragicomica sintetizzazione della condizione umana.
La vita infatti non era altro che riparo dall'infuriare delle tempeste esterne elemosinando acqua e cibo, insieme a qualche estemporanea carezza. Talmente eccezionale da apparire quasi miracolosa.
Forse da qualche parte le nascondevano pure quei dottoroni in camicia, cravatta e ventiquattr'ore ma sembravano così ben mimetizzate che c'è ne sarebbero volute almeno quarantotto per trovarle.
Decisamente trroppe per quella teppaglia impomatata tutta impegnata a disegnare vorticosi arabeschi densi di una creatività unta e consumata da una collaudata attitudine alla dimenticanza.
Una recita interpretata alla perfezione nei corridoi di quell'aereoporto stretta tra assonnati arrivi e frenetiche partenze più veloci persino di quell'attimo che sarebbe servito ad accorgersi di quel cane la cui esibizione non riusciva a catturare l' attenzione di nessuno.
Nessuno tranne Antonio che assicurate alla meglio le valigie, tra un dopobarba qualunque. e un rossetto di chissàcchì, sceso dal tassì ingolfato nel traffico natalizio comprò una bottiglietta d'acqua e una scodella, s'avvicino a quell'anima patita porgendogli da bere quasi quel freddo marciapiede fosse in realtà l'arrroventato bancone di un bar dove due amici che il passato aveva inghiottito il presente aveva fatto miracolosamente ritrovare. Nonostante le cicatrici in loro vi era ancora un futuro. Lo intuiva Antonio nei tentativi di quell'animale di sconfiggere quella timidezza che troppe fregature avevano ben allenato. Lo avvertiva pure lui il quale quasi obbedendo ad un richiamo oscuro e ferino ora s'accucciava piano e dopo averlo guardato a lungo negli occhi gli tese una mano dolcemente tra le orecchie fino a scoprirgli il ventre.
Ma quando tutto sembrava condurre ad una reciproca adozione il suono del clacson interruppe l'incantesimo riportando tutti all'originaria solitudine.
Il traffico s'era sbloccato. La corsa poteva riprendere. E non sarebbe stata condivisa da nessuno dei due . Solo pagata semmai. Come l'esistenza quando s'affida a braccia malsicure presto si raffredda consegnandosi alla tetra solitudine così la sua appagata mai da nessuno, si sarebbe confusa tra quella di molta altra gente. Questa consapevolezza lo fece sentir perduto.
La vita è un'affitto a breve scadenza e non accetta assegni a fondo perduto per cui ci si perde in anticipo per evitare di trovarsi con un'eredità in più cui far fronte e rischiare d'amministrare per poi cedere alla prostrazione di non riuscirvi e lui chissà se sarebbe riuscito a far fronte al bisogno d'affetto di quell'anima tradita sul più bello da un clacson strappamore.
Lo sentiva tutto quel sentimento scorrergli addosso, abbandonarlo e fargli male nel momento in cui s'allontanava dal suo cane astronauta e al cospetto di quella creatura, la più umana di tutti gli umani che fino allora aveva conosciuto, pensò di stare sbagliando tutto.
Avrebbe voluto portarlo con sè. Ed invece, oltre la sua misera elemosina, tristemente, gli elargì l'ennesima delusione.
Mentre s'allontanava da quello che sarebbe potuto essere l'incontro più straordinario della sua vita, pensò che l'essenziale era davvero altrove, che godere è un privilegio per uomini coraggiosi, che un sentimento ti può atterrare, corrodere e sbomballare tutto, che le emozioni sono il Viagra del cuore, che comunque sarebbe andata aveva sperimentato cosa voleva dire voler bene, e che dopotutto, alla fin dei conti non c'era cosa più eccezionale che sacramentare e buttare all'aria la propria vita,
Intanto era scoccata la mezzanotte. Era Natale. Chissà dov'era il suo cane astronauta. Una frenata brusca glielo rivelò. drammaticamente. La sua casa era poco lontano ormai. Il cane era finito sotto. Chissà forse lo aveva seguito. Forse quel cane aveva capito. Capito tutto. Le sue meches azzurre facevano orrore a contatto col sangue. Un impressione da fumetto Marvel di seconda mano. Ma nessun supereroe potè riportarlo in vita ormai. Nessuno. Solo una piccola bara e una minuscola medaglietta come lasciapassare per il Paradiso dei cani.
Mentre Antonio metteva le ultime tacche tra lui e il mondo, non poteva non pensare che lui era stata l'ultima compagnia di quel cane bizzarro e bisognoso d'affetto. Proprio come lui.
Non sapeva se quel cane avesse ormai raggiunto il Paradiso dei cani. Pensò comunque che l'Inferno fosse un ottimo posto per uno come lui che aveva avuto il coraggio di vivere e di morire senza alcun ritegno.
Ma un tempo supplementare non gli avrebbe fatto male. In fondo, era Natale.
Aveva viaggiato a liungo Antonio. Uno di quei viaggi interminabili che si fanno solo nella speranza di diluire meglio la propria malinconia senza dilatarla troppo in modo da renderla quasi sopportabile.
Era appena atterrato che ancora pensava a tutte le meraviglie che aveva ammirato durante il suo lungo viaggio e nonostante tutto non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine di tutti quei cani che affollavano le strade i quali non chiedevano che ospitalità e invece non ricevevano che sdegnosa desolazione.
Non sapeva perchè, ma trovava eroica la loro testarda ricerca di un'affetto che non avrebbero trovato mai. In quella, si sentiva compreso pure lui e in realtà c'erano tutti gli uomini. Forse la vita non era altro che la ricerca di un tramite utile a guardare un'oltre comunque offuscato dall'onnipresenza dell'Io. Un'Io grande quanto Gargamella che insegue i Puffi nel tentativo di spegnere l'ultima goccia esistente d'infantile purezza e gettarci tutti quanti nel calderone dell'indifferenza.
Antonio però non era un'ignavo per cui non poteva sopportare quell'ostentata noncuranza travestita da fretta.
Il tempo scorreva lento e le macchine andavano piano per cui gli fu facile notare un cane sdraiato all'ingresso dell'aeroporto.
Era bianco con chiazze nere e nelle luci della notte pareva avere delle meches azzurre.
Se non fosse stato sobrio avrebbe creduto che fosse un cane astronauta.
Sicuramente aveva tendenze hippy.
Quel cane infatti aveva presenza scenica e consapevolezza dei propri mezzi. In qualsiasi reality avrebbe sfondato e catturato l'interesse del pubblico.
Lì in quell'antro postatomico d'anime vaganti non se lo filava nessuno invece.
Nessuno tranne Antonio che in quellla melanconica rappresentazione non poteva non intravvedere una tragicomica sintetizzazione della condizione umana.
La vita infatti non era altro che riparo dall'infuriare delle tempeste esterne elemosinando acqua e cibo, insieme a qualche estemporanea carezza. Talmente eccezionale da apparire quasi miracolosa.
Forse da qualche parte le nascondevano pure quei dottoroni in camicia, cravatta e ventiquattr'ore ma sembravano così ben mimetizzate che c'è ne sarebbero volute almeno quarantotto per trovarle.
Decisamente trroppe per quella teppaglia impomatata tutta impegnata a disegnare vorticosi arabeschi densi di una creatività unta e consumata da una collaudata attitudine alla dimenticanza.
Una recita interpretata alla perfezione nei corridoi di quell'aereoporto stretta tra assonnati arrivi e frenetiche partenze più veloci persino di quell'attimo che sarebbe servito ad accorgersi di quel cane la cui esibizione non riusciva a catturare l' attenzione di nessuno.
Nessuno tranne Antonio che assicurate alla meglio le valigie, tra un dopobarba qualunque. e un rossetto di chissàcchì, sceso dal tassì ingolfato nel traffico natalizio comprò una bottiglietta d'acqua e una scodella, s'avvicino a quell'anima patita porgendogli da bere quasi quel freddo marciapiede fosse in realtà l'arrroventato bancone di un bar dove due amici che il passato aveva inghiottito il presente aveva fatto miracolosamente ritrovare. Nonostante le cicatrici in loro vi era ancora un futuro. Lo intuiva Antonio nei tentativi di quell'animale di sconfiggere quella timidezza che troppe fregature avevano ben allenato. Lo avvertiva pure lui il quale quasi obbedendo ad un richiamo oscuro e ferino ora s'accucciava piano e dopo averlo guardato a lungo negli occhi gli tese una mano dolcemente tra le orecchie fino a scoprirgli il ventre.
Ma quando tutto sembrava condurre ad una reciproca adozione il suono del clacson interruppe l'incantesimo riportando tutti all'originaria solitudine.
Il traffico s'era sbloccato. La corsa poteva riprendere. E non sarebbe stata condivisa da nessuno dei due . Solo pagata semmai. Come l'esistenza quando s'affida a braccia malsicure presto si raffredda consegnandosi alla tetra solitudine così la sua appagata mai da nessuno, si sarebbe confusa tra quella di molta altra gente. Questa consapevolezza lo fece sentir perduto.
La vita è un'affitto a breve scadenza e non accetta assegni a fondo perduto per cui ci si perde in anticipo per evitare di trovarsi con un'eredità in più cui far fronte e rischiare d'amministrare per poi cedere alla prostrazione di non riuscirvi e lui chissà se sarebbe riuscito a far fronte al bisogno d'affetto di quell'anima tradita sul più bello da un clacson strappamore.
Lo sentiva tutto quel sentimento scorrergli addosso, abbandonarlo e fargli male nel momento in cui s'allontanava dal suo cane astronauta e al cospetto di quella creatura, la più umana di tutti gli umani che fino allora aveva conosciuto, pensò di stare sbagliando tutto.
Avrebbe voluto portarlo con sè. Ed invece, oltre la sua misera elemosina, tristemente, gli elargì l'ennesima delusione.
Mentre s'allontanava da quello che sarebbe potuto essere l'incontro più straordinario della sua vita, pensò che l'essenziale era davvero altrove, che godere è un privilegio per uomini coraggiosi, che un sentimento ti può atterrare, corrodere e sbomballare tutto, che le emozioni sono il Viagra del cuore, che comunque sarebbe andata aveva sperimentato cosa voleva dire voler bene, e che dopotutto, alla fin dei conti non c'era cosa più eccezionale che sacramentare e buttare all'aria la propria vita,
Intanto era scoccata la mezzanotte. Era Natale. Chissà dov'era il suo cane astronauta. Una frenata brusca glielo rivelò. drammaticamente. La sua casa era poco lontano ormai. Il cane era finito sotto. Chissà forse lo aveva seguito. Forse quel cane aveva capito. Capito tutto. Le sue meches azzurre facevano orrore a contatto col sangue. Un impressione da fumetto Marvel di seconda mano. Ma nessun supereroe potè riportarlo in vita ormai. Nessuno. Solo una piccola bara e una minuscola medaglietta come lasciapassare per il Paradiso dei cani.
Mentre Antonio metteva le ultime tacche tra lui e il mondo, non poteva non pensare che lui era stata l'ultima compagnia di quel cane bizzarro e bisognoso d'affetto. Proprio come lui.
Non sapeva se quel cane avesse ormai raggiunto il Paradiso dei cani. Pensò comunque che l'Inferno fosse un ottimo posto per uno come lui che aveva avuto il coraggio di vivere e di morire senza alcun ritegno.
Ma un tempo supplementare non gli avrebbe fatto male. In fondo, era Natale.
sabato 22 dicembre 2012
Perchè a Natale si può far quello che non s'è fatto mai ma prima è ancora meglio.
La vita ètutta un' attimo. Il resto è tempo è con la
crisi che c'è nessuno si preoccupa di restituirlo. E allora non resta
che afferrarlo e prenderlo tutto per scacciare un pò di ragnatele e
recuperare un pò di fiducia. E quanto fa tanto e bene Alessandro Matri
che nella serata più opportuna si regala una doppietta da urlo
cancellando le perplessità di una stagione in chiaroscuro e le nebbie di
una partita che la Juve gioca per metà.
Prima solo tentativi compassati e difesa da registrare infilzata alla
grande da un Sau sempre più consapevole di poter stare tra i grandi. Se
attorno a lui ci fossero compagni più convinti di far l'impresa per la
Juve sarebbero dolori. E invece è solo tanta adrenalina da scaricare sul
povero Agazzi che nulla può contrro la voglia di rinascere di
Alessandro Matri. Uno bravo non solo a far innamorare veline pettorute e
sgrammaticate. Alessandro Matri infatti è bravo è bello e sa far gol.
Perchè a Natale si può far quello che non s'è fatto mai ma prima è
ancora meglio. Che c'è lo si ricordi tutti non solo a Natale.
venerdì 14 dicembre 2012
sabato 8 dicembre 2012
Detto tra noi...
E' ufficialmente iniziato il Natale.
In questo periodo, la mia mente diventa come una puntata di un programma di Paolo Limiti: un festival di cose trascorse ma non ancor del tutto passate e per questo degne di un pur fuggevole ricordo.
Un fatto.
Questo tempo dimentica tutto troppo presto.
A tutti noi servirebbe un Varrone sul comodino.
Qualcuno ha optato in questi anni invece per la Varone che detto tra noi è meglio della Varetto che è cosi acida che meriterebbe d'esser sbranata da un varano.
In questo periodo, la mia mente diventa come una puntata di un programma di Paolo Limiti: un festival di cose trascorse ma non ancor del tutto passate e per questo degne di un pur fuggevole ricordo.
Un fatto.
Questo tempo dimentica tutto troppo presto.
A tutti noi servirebbe un Varrone sul comodino.
Qualcuno ha optato in questi anni invece per la Varone che detto tra noi è meglio della Varetto che è cosi acida che meriterebbe d'esser sbranata da un varano.
mercoledì 28 novembre 2012
martedì 27 novembre 2012
lunedì 26 novembre 2012
Juve : senza scatto non si vince
Alla Juve ieri sera è mancato lo scatto.
Quello di Buffon sul rigore di Robinho. La sconfitta sta tutta lì. Non certo in un rigore inventato da un Rizzoli in versione Babbo Natale e mica nell'ovvio desiderio di rivalsa di una squadra (il Milan) data in coma prima che ne fosse accertata davvero la morte.
Alla Juve è mancato lo scatto. Quello di Lichsteiner mal sostituito da un Isla alquanto arruffone e confu
Quello di Buffon sul rigore di Robinho. La sconfitta sta tutta lì. Non certo in un rigore inventato da un Rizzoli in versione Babbo Natale e mica nell'ovvio desiderio di rivalsa di una squadra (il Milan) data in coma prima che ne fosse accertata davvero la morte.
Alla Juve è mancato lo scatto. Quello di Lichsteiner mal sostituito da un Isla alquanto arruffone e confu
sionario giustamente mandato a chiarirsi le idee alla fine del primo tempo e rimpiazzato da un volenteroso Padoin.
Ma a che è serve puntare sulle ali se non c'è un empireo nel quale sperare?
Non poteva e non può esserlo il piccolo Giovinco. Ci sarebbe voluto il fotogenico Matri o l'ossigenato Bendtner.
Ma forse in una partita decisa da un'ascella anche una formica poteva fare la differenza.
Precetto buono nella Bibbia non nel campionato italiano che stasera sceglie la sua antijuve tra Inter e Napoli.
Sperando il loro futuro passi solo dai piedi.
Ma a che è serve puntare sulle ali se non c'è un empireo nel quale sperare?
Non poteva e non può esserlo il piccolo Giovinco. Ci sarebbe voluto il fotogenico Matri o l'ossigenato Bendtner.
Ma forse in una partita decisa da un'ascella anche una formica poteva fare la differenza.
Precetto buono nella Bibbia non nel campionato italiano che stasera sceglie la sua antijuve tra Inter e Napoli.
Sperando il loro futuro passi solo dai piedi.
mercoledì 21 novembre 2012
Gaviscon?
Sul cesso Chelsea ieri sera una Juventus mostruosa ha stampato tre stronzi meravigliosi.
A pulire e pagare lo scotto di una sconfitta senza precedenti l'emigrante di successo Roberto Di Matteo. Poverino lui.
In pochi mesi dalle stelle alle stalle.
Ora gli servirebbe Ercole. Ha avuto culo invece e Cole ieri sera.
Non bastava. Non è servito.
Gaviscon?
Ci pensa secondo me...
A pulire e pagare lo scotto di una sconfitta senza precedenti l'emigrante di successo Roberto Di Matteo. Poverino lui.
In pochi mesi dalle stelle alle stalle.
Ora gli servirebbe Ercole. Ha avuto culo invece e Cole ieri sera.
Non bastava. Non è servito.
Gaviscon?
Ci pensa secondo me...
lunedì 19 novembre 2012
Calma
A tutti quelli che credono in una razza superiore. A tutti i giornalisti che fanno disinformazione.
A tutti quelli che pensano "sono in quanto Ho". A tutti quelli che non si fanno mai domande.
A tutti quelli che non ci danno mai risposte. A tutti quelli che vedono nella divisione una possibile soluzione a tutti i problemi e in particolare a quelli che mascherano i propri interessi personali dietro quelli "comuni". Indipendentemente dal fatto che siedano in Parlamento per volonta' di un elettorato o semplicemente perche' qualcuno piu' in alto di loro gli ha dato un gran calcio in culo...
domenica 11 novembre 2012
San Martino
La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.
Giosuè Carducci
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.
Giosuè Carducci
domenica 4 novembre 2012
L'importanza d'avere un centravanti
Gli ultimi 90 minuti di Serie A hanno decretato l'importanza d'avere un centravanti.
L'Inter ne ha uno formidabile capace di finalizzare al meglio tutto quello che gli capita tra i piedi e così si porta a meno uno dai bianconeri juventini che avrebbero potuto anche pareggiare per la verità.
Ma Marchisio non è Milito e Vidal stavolta non basta a lucidare i meccanismi di una squadra che sembra mostrare i limiti di un organico privo di un vero bomber.
Quello che ha ritrovato il Napoli che con un Cavani in vena di
beneficienza regala un gol che non ha impedito comunque al Torino di
pareggiare in zona Cesarini con un centravanti nostrano dal nome
mitologico riciclato sulla fascia per ragioni tattiche fino a quel Toni
ritornato dall'Arabia con le motivazioni giuste per recitare il ruolo
di protagonista nella splendida dramamturgia orchestrata da Jovetic e
compagni quello che ha perso la Lazio per una giornata sufficiente a
far abbattere sulla banda Petkovic il ritmo urticante e ipnotico del
tango argentino del Catania.
Perchè oltre al centravanti c'è di più, ma non c'è niente di meglio. Bendtner e volenteroso, El Hamdaoui esotico e nulla più.
Di Natale autoctono ed eterno.
Marotta e Pradè prendano appunti.
Noi tutti un Bomber. (non il giubbotto eh?).
Perchè oltre al centravanti c'è di più, ma non c'è niente di meglio. Bendtner e volenteroso, El Hamdaoui esotico e nulla più.
Di Natale autoctono ed eterno.
Marotta e Pradè prendano appunti.
Noi tutti un Bomber. (non il giubbotto eh?).
venerdì 2 novembre 2012
Esistenza
Esistenza
Ritrovarmi in questo ovale
con un legame vitale
in solitudine a volteggiare
con l 'infinito aspettare
di qualcosa.
Sognare
di poter camminare
in un nuoto perpetuo
di pensieri
intravedendo una luce bianca.
La fine di tutto.
Uno schiocco
Un pianto.
La nascita della vita in bracccio a giganti biancheggianti.
Crescendo vidi cose senza senso
cosciente del perduto collettivo senno.
Vidi uomini con biancheggianti vestiti
baciare e non procreare
di fronte a un freddo altare
in nome di una croce
e un continuo narrare.
Esseri travestiti
professare falsi miti
e scuole dove si imparava a vivere
lasciando l'intelligenza reprimere.
Sicuri di un tranquillo lavoro
si sedevano su un falso trono
lasciando che un finto quadrato
rubassero loro gli anni d'oro.
Ed ora piano piano mi invecchio
sperando ancora in un qualche cambiamento.
Disteso in un biancheggiante letto
rimango cosciente che della vita
e delle esperienze connesse ad essa
non mi interessa piu niente.
Tutto improvvisamente si illumina di bianco
e mi appresto al grande salto.
Ma con me non posso portare nient'altro
che un tatuaggio
situato dentro al cuore
con impresso dentro il nome
di quella persona che in questa vita
mi diede tanto amore.Pier Paolo Pasolini
giovedì 1 novembre 2012
La morte e gli italiani
Se qualcosa doveva insegnarmi il mio oggetto di tesi è questo: la morte è
una fascinazione cui la letteratura italiana ha ceduto a fatica, spesso
triste corollario di vite brevi e oppresse da malattie fulminanti come
quelle degli scapigliati e trascurate presto per gli usci
tranquillizzanti e soporiferi di un pacifico tinello casalingo e
ciarliero all’interno del quale scogliere con serenità i nodi di una
quotidianità difficile e complicata.
La morte paralizza.
Noi non sappiamo accoglierla come gli indiani, non sappiamo riviverla come gli ebrei, non riusciamo a riderne come gli inglesi, non abbiamo imparato ad allontanarla e digerirla come gli americani che, cono in testa e zucche illuminate fuori, fanno scorpacciate di dolcetti ogni 31 ottobre.
Noi temiamo la morte con un’apprensione formidabile: non ne parliamo e non sappiamo confortare chi ne è colpito.
I nostri morti sono figure distanti.
Ai bimbi s’insegna a dimenticarli: quasi fossero fantasmi in grado di turbarne i sogni.
Che una nazione presuntuosamente cattolica s’atteggi in questo modo è paradossale se non tristissimo.
Eppure vi è stato un tempo e uno spazio dove non era così.
In campagne festose e ancora vergini dal peccato di una forzata industrializzazione, così come c’erano i vivi si contemplavano anche i morti sublimati in fotografie e ricordi scambiati amorevolmente attorno alle braci di un fuoco scoppiettante e intimista.
Oggi che abbiamo perso le parole restano i cimiteri. Monumenti angosciosi e funerei spie tangibili e ricorrenti di un’inclinazione alla tristezza inevitabile e impellente.
Una volta vidi un gruppo di persone mangiare tortellini in brodo dopo un funerale e vomitai inorridito. Mi sembrava una lampante ed inaccettabile mancanza di rispetto.
Poi capì: la mancanza di rispetto era la mia. La loro era allegria trasudante rispetto.
Può cambiare questa ragazza ultracentenaria sbarazzina e modaiola?
Forse sì, forse no, chi può dirlo.
Ci vorrà in ogni modo un sacco di tempo.
Basterebbe ricordare però che i morti non vogliono atterrirci: ma possono risollevarci.
Basterebbe ricordare che ciò che siamo stati e in qualche modo ciò che siamo ancora è merito di chi c’era, di chi c’è, di chi ci sarà.
Muore davvero solo chi dimentichiamo. Gli altri sono ancora qui, ancora in grado di darci tacitamente una mano, oppure una pagina letta non solo per meri scopi scolastici né tantomeno per obblighi di tesi.
Che magari non sarà un librone. Ma neanche un libello.
La morte paralizza.

Noi non sappiamo accoglierla come gli indiani, non sappiamo riviverla come gli ebrei, non riusciamo a riderne come gli inglesi, non abbiamo imparato ad allontanarla e digerirla come gli americani che, cono in testa e zucche illuminate fuori, fanno scorpacciate di dolcetti ogni 31 ottobre.
Noi temiamo la morte con un’apprensione formidabile: non ne parliamo e non sappiamo confortare chi ne è colpito.
I nostri morti sono figure distanti.
Ai bimbi s’insegna a dimenticarli: quasi fossero fantasmi in grado di turbarne i sogni.
Che una nazione presuntuosamente cattolica s’atteggi in questo modo è paradossale se non tristissimo.
Eppure vi è stato un tempo e uno spazio dove non era così.
In campagne festose e ancora vergini dal peccato di una forzata industrializzazione, così come c’erano i vivi si contemplavano anche i morti sublimati in fotografie e ricordi scambiati amorevolmente attorno alle braci di un fuoco scoppiettante e intimista.
Oggi che abbiamo perso le parole restano i cimiteri. Monumenti angosciosi e funerei spie tangibili e ricorrenti di un’inclinazione alla tristezza inevitabile e impellente.
Una volta vidi un gruppo di persone mangiare tortellini in brodo dopo un funerale e vomitai inorridito. Mi sembrava una lampante ed inaccettabile mancanza di rispetto.
Poi capì: la mancanza di rispetto era la mia. La loro era allegria trasudante rispetto.
Può cambiare questa ragazza ultracentenaria sbarazzina e modaiola?
Forse sì, forse no, chi può dirlo.
Ci vorrà in ogni modo un sacco di tempo.
Basterebbe ricordare però che i morti non vogliono atterrirci: ma possono risollevarci.
Basterebbe ricordare che ciò che siamo stati e in qualche modo ciò che siamo ancora è merito di chi c’era, di chi c’è, di chi ci sarà.
Muore davvero solo chi dimentichiamo. Gli altri sono ancora qui, ancora in grado di darci tacitamente una mano, oppure una pagina letta non solo per meri scopi scolastici né tantomeno per obblighi di tesi.
Che magari non sarà un librone. Ma neanche un libello.
domenica 28 ottobre 2012
Vidal vs Vidal
Se la domenica è il Viakal dell'anima Vidal è il bagnoschiuma della Juventus.
Non spegnerà le polemiche certo, ma le renderà più profumate di sicuro.
In vista dell'Inter niente male...
Non spegnerà le polemiche certo, ma le renderà più profumate di sicuro.
In vista dell'Inter niente male...
sabato 27 ottobre 2012
venerdì 26 ottobre 2012
Come le sorellastre Cenerentola
Questa notte c'è stato il terremoto.
Mio fratello ha avuto una crisi di panico.
Molta gente ha dormito in macchina.
La mia reazione?
Non ho perso la testa.
Ho già dato i capelli.
Comunque aldilà dello spavento comprensibile, c'è una cosa che non mando giù: i commenti del giorno dopo.
Ridicoli.
Ridicoli quelli che ora invocano pietà scomodando Leopardi e disturbando Dio e per il resto dell'anno trattano il Pianeta Terra come le sorellastre Cenerentola.
Soffittimatico.
giovedì 25 ottobre 2012
Disastro Milan
Il Milan in caduta libera crolla pure in Spagna.
Il disastro ormai è lampante, la piaga visibile, e le bende paion finite.
Al posto del triste Allegri ora andrebbe bene anche il presidente della Protezione Civile Franco Gabrielli oppure Batman e Robin o la triade pelosa targata anni 80 formata da Uan, Four e Ambrogio.
mercoledì 24 ottobre 2012
Non proprio il massimo
La Juventus in Coppa Campioni va in bianco e la vede grigia.
Unico accecante bagliore della serata Mirko Vucinic santo subito.
Solo la sua classe sopraffina ha evitato ai bianconeri una figura barbina.
Primo tempo da sofficini.
Seconda frazione da pescecani.
Ne è uscito fuori un pareggio che sa di aringhe andate a male.
Nel paese dei salmoni non proprio il massimo ammettiamolo.
Unico accecante bagliore della serata Mirko Vucinic santo subito.
Solo la sua classe sopraffina ha evitato ai bianconeri una figura barbina.
Primo tempo da sofficini.
Seconda frazione da pescecani.
Ne è uscito fuori un pareggio che sa di aringhe andate a male.
Nel paese dei salmoni non proprio il massimo ammettiamolo.
martedì 23 ottobre 2012
Nel ricordo del Sic
Nel ricordo ognuno ti disegna come vuole,
Nel ricordo ognuno è diverso,
I tuoi sogni non si sono infranti
come cocci sull’asfalto
Le fatali parole non sono state dette,
quelle taciute restano nell'aria,
nebulose inesplose
o trattenute nell’incavo della gola
Nel ricordo nessuno di noi e noi:
altri sono quelli che ti piangono,
che ti desiderano ancora in un tramonto che già
non è più e diventa lieta allucinazione.
Quanto profondo è il tuo amore?
Conosco i tuoi occhi al sole del mattino
sento che mi tocchi sotto la pioggia torrenziale
e quando ti allontani da me
voglio sentirti ancora tra le mie braccia
tu vieni da me come una brezza d’estate
Mi riscaldi con il tuo amore e poi piano te ne vai
ed è a me che hai bisogno di dimostrarlo
Quanto profondo é il tuo amore?
Devo veramente impararlo
perché viviamo in un mondo di pazzi
che ci deprimono
quando loro ci dovrebbero lasciarci stare
noi apparteniamo a te e me
credo in te
Tu conosci la porta della mia anima
sei la mia luce nei miei momenti più oscuri
tu sei il mio salvatore quando cado
e forse non pensi
che mi prendo cura di te
quando sei triste
questo lo faccio veramente
ed è a me che hai bisogno di dimostrarlo
Quanto profondo é il tuo amore?
Devo veramente impararlo
perché viviamo in un mondo di pazzi
che ci deprimono
quando loro ci dovrebbero lasciarci stare
noi apparteniamo a te e me
Quanto profondo é il tuo amore?
Devo veramente impararlo
perché viviamo in un mondo di pazzi
che ci deprimono
quando loro ci dovrebbero lasciarci stare
noi apparteniamo a te e me
Quanto profondo é il tuo amore?
sabato 20 ottobre 2012
Due colori, un'anima sola pronta ad impossessarsi di nuovo del tricolore
Juve inarrestabile e invincibile.
Questo il verdetto di 90 minuti che hanno confermato quanto la squadra della triade .- Conte - Alessio - Carrera sia una perfetta addizione di fattori intercambiabili e comunque vincenti.
Così se Giovinco ci prova ma sbatte, e Quagliarella sbuffa ma non incide ci pensa la panchina a risolvere tutto con gol inaspettati e bellissimi.
Solo così si possono definire le prodezze di Martin Caceres e Paul Pogba ultimi in ordine di tempo ad inserirsi nella speciale classifica di chi ha marcato almeno una rete in questo straordinario avvio di campionato dei bianconeri di Torino.
L'uno bianco, l'altro nero.
Due colori, un'anima sola pronta ad impossessarsi di nuovo del tricolore.
giovedì 18 ottobre 2012
martedì 16 ottobre 2012
Polvere nel vento
Polvere nel vento
questo siamo
solo polvere nel vento attratti in un pulviscolo infinito che ostinatamente chiamiamo vita.
A volte penso che i cavalli stan meglio di noi.
I zuccherini loro l'avranno sempre.
A noi toccano gli apparecchi ortodentali che ci toccherà fare un mutuo per pagarli.
Siamo le stelle di un cielo che non c'è.
La crisi s'è mangiato pure quello.
A noi son rimaste le carie.
Care.
questo siamo
solo polvere nel vento attratti in un pulviscolo infinito che ostinatamente chiamiamo vita.
A volte penso che i cavalli stan meglio di noi.
I zuccherini loro l'avranno sempre.
A noi toccano gli apparecchi ortodentali che ci toccherà fare un mutuo per pagarli.
Siamo le stelle di un cielo che non c'è.
La crisi s'è mangiato pure quello.
A noi son rimaste le carie.
Care.
lunedì 15 ottobre 2012
In fondo, oggi è solo lunedì...
E' cominciato tutto da un'appuntamento saltato per pigrizia.
Capitano quelle giornate dove senti che tutto ciò che fai sbatte.
Capitano quelle giornate dove smetti.
Forse perchè ti rendi conto che non hai combattuto abbastanza per cominciare.
O non ti sei arreso troppo per finire.
Nella vita è come le serie tv oltre la seconda serie.
Ad un certo punto bisogna avere il coraggio di terminare.
E' rendersi conto che si è solo un episodio in mezzo a tanti.
Ne verranno altri meno opachi.
In fondo, oggi è solo lunedì...
Capitano quelle giornate dove senti che tutto ciò che fai sbatte.
Capitano quelle giornate dove smetti.
Forse perchè ti rendi conto che non hai combattuto abbastanza per cominciare.
O non ti sei arreso troppo per finire.
Nella vita è come le serie tv oltre la seconda serie.
Ad un certo punto bisogna avere il coraggio di terminare.
E' rendersi conto che si è solo un episodio in mezzo a tanti.
Ne verranno altri meno opachi.
In fondo, oggi è solo lunedì...
sabato 13 ottobre 2012
La vita è un igloo
Che senso ha predicare originalità se poi la vita è un'addizione di fattori costantemente ripetuti nel tempo stesi lì a soddisfar menti prolisse e monocromatiche?
Logico poi che ci siano giovani pantofolai e scontenti.
L'inclinazione alla ripetitività non può generar altro.
Come un film di cui già si conosce il finale il resto è solo una divagazione consapevole su un limite già sezionato abbastanza.
E fuori è buio.
Troppo buio per immaginar sentieri più vasti di quegli stretti incunaboli che stiamo abitando.
La vita è un igloo.
L'esistenza è un'attico che non abiteremo mai completamente.
I seminterrati son la nostra misura.
Confusi e dismessi rappresentano l'ordine che non avremo mai ma che vagheggeremo sempre.
Ultimo baluardo di un'identità perduta.
Logico poi che ci siano giovani pantofolai e scontenti.
L'inclinazione alla ripetitività non può generar altro.
Come un film di cui già si conosce il finale il resto è solo una divagazione consapevole su un limite già sezionato abbastanza.
E fuori è buio.
Troppo buio per immaginar sentieri più vasti di quegli stretti incunaboli che stiamo abitando.
La vita è un igloo.
L'esistenza è un'attico che non abiteremo mai completamente.
I seminterrati son la nostra misura.
Confusi e dismessi rappresentano l'ordine che non avremo mai ma che vagheggeremo sempre.
Ultimo baluardo di un'identità perduta.
martedì 9 ottobre 2012
domenica 7 ottobre 2012
Una ragione in più per vivere una rosea settimana
Maglie speculari e obbiettivi contrapposti danno vita ad una partita nervosa e scialba.
Questa in estrema sintesi Siena - Juventus.
Poi irrompono i fortunali biondi (Pirlo e Marchisio), lo scenario cambia e la Juventus si regala un'altra settimana da regina incontrastata e sovrana imbattuta di questo campionato.
I bianconeri di Toscana ci hanno provato in tutti i modi ad arrestare l'onda d'urto piemontese e per poco non ci riuscivano.
Ma Vergassola non è Marchisio.
Non è nemmeno lontano parente del comico genovese Dario.
Una ragione in più per sorridere e vivere una rosea settimana.
Non solo sulle maglie.
Questa in estrema sintesi Siena - Juventus.
Poi irrompono i fortunali biondi (Pirlo e Marchisio), lo scenario cambia e la Juventus si regala un'altra settimana da regina incontrastata e sovrana imbattuta di questo campionato.
I bianconeri di Toscana ci hanno provato in tutti i modi ad arrestare l'onda d'urto piemontese e per poco non ci riuscivano.
Ma Vergassola non è Marchisio.
Non è nemmeno lontano parente del comico genovese Dario.
Una ragione in più per sorridere e vivere una rosea settimana.
Non solo sulle maglie.
Dopo la scuola
Oggi pomeriggio ho seguito un consiglio.
Quello di una mia amica blogger Queen la zitella più simpatica che ci sia.
Un'ora e quaranta di sorrisi, lacrime ed emozioni tenerissime.
Giudizio personale dopo aver visto il film la scuola di Daniele Luchetti con Silvio Orlando (bravissimo), e Anna Galiena (bona ):
Nel 95 le scuole superiori assicuravano posti di lavoro. Nel 2012 letti in ospedale.
Quello di una mia amica blogger Queen la zitella più simpatica che ci sia.
Un'ora e quaranta di sorrisi, lacrime ed emozioni tenerissime.
Giudizio personale dopo aver visto il film la scuola di Daniele Luchetti con Silvio Orlando (bravissimo), e Anna Galiena (bona ):
Nel 95 le scuole superiori assicuravano posti di lavoro. Nel 2012 letti in ospedale.
venerdì 5 ottobre 2012
Voglie del venerdì
Un insopprimibile voglia di stracciatella o di Juventus?
Non so.
Quel che è certo e che il fine settimana un uomo arriva al fondo di se stesso senza aver avuto il tempo di riempire gli altri.
La crisi è anche questo.
Non so.
Quel che è certo e che il fine settimana un uomo arriva al fondo di se stesso senza aver avuto il tempo di riempire gli altri.
La crisi è anche questo.
martedì 2 ottobre 2012
domenica 30 settembre 2012
Juventus - Napoli: una sfida che fa bene all'Italia
Juventus e Napoli.
Queste le regine della domenica e le squadre che si contenderanno lo scettro di migliore d'Italia.
Una rivalità dal sapore antico impreziosita da valori tecnici e agonistici davvero notevoli per la raminga serie A di questi ultimi tempi.
Gli ultimi 90 minuti lo hanno confermato mostrando una Juventus capace di smaltir subito il brodino consumato in settimana contro la Fiorentina ed esibire una delle partite più belle degli ultimi anni.
Contro il nemico storico Zdenek Zeman la Juventus come desiderosa di vendicar in una notte gli strali di una vita si fionda subito nell'area di rigore romanista senza abbandonarla più fino alla fine.
Le facce stralunate e sconvolte di Balzaretti e Taddei son lo specchio fedele di una serata in cui la Roma ci ha capito poco o nulla imbambolata e annichilita dalle pennellate millimetriche di Pirlo, le incursioni prepotenti di Vidal, le percussioni travolgenti di Marchisio, i giochi di prestigio di Vucinic, gli inserimenti vincenti di Matri e Giovinco.
Tanti nomi non fanno una squadra ma riempiono il tabellino e il cuore dei milioni di tifosi bianconeri che ormai sanno bene di poter contare su una squadra imbattibile e capace di andare a rete con chiunque e in qualunque modo.
Una sicurezza che non appartiene al Napoli che riesce a superare la scorbutica e rognosa Sampdoria di Ciro Ferrara solo grazie ad un discutibile rigore concesso per fallo su Hamsik e realizzato dal solito e implacabile Cavani al quarto gol in tre giorni..
Strade diverse per un comune e condiviso primato.
Tuttavia in questo duopolio geograficamente. trasversale s'intuiscono differenze lampanti.
La Juventus puo fare a meno di tutti (anche del proprio tecnico).
Il Napoli decisamente no.
In questa semplice constatazione quasi un teorema sociopolitico; il Nord cinico, flessibile e vincente; il Sud che suda, soffre e sorride solo grazie ad improvvise e abbaglianti epifanie.
La speranza che questa non s'offuschi con le ombre autunnali è viva in tutti gli appassionati di calcio.
Questa sfida dopotutto fa bene all'Italia.
Lei di altre notti buie e tempestose non ne ha proprio bisogno.
Queste le regine della domenica e le squadre che si contenderanno lo scettro di migliore d'Italia.
Una rivalità dal sapore antico impreziosita da valori tecnici e agonistici davvero notevoli per la raminga serie A di questi ultimi tempi.
Gli ultimi 90 minuti lo hanno confermato mostrando una Juventus capace di smaltir subito il brodino consumato in settimana contro la Fiorentina ed esibire una delle partite più belle degli ultimi anni.
Contro il nemico storico Zdenek Zeman la Juventus come desiderosa di vendicar in una notte gli strali di una vita si fionda subito nell'area di rigore romanista senza abbandonarla più fino alla fine.
Le facce stralunate e sconvolte di Balzaretti e Taddei son lo specchio fedele di una serata in cui la Roma ci ha capito poco o nulla imbambolata e annichilita dalle pennellate millimetriche di Pirlo, le incursioni prepotenti di Vidal, le percussioni travolgenti di Marchisio, i giochi di prestigio di Vucinic, gli inserimenti vincenti di Matri e Giovinco.
Tanti nomi non fanno una squadra ma riempiono il tabellino e il cuore dei milioni di tifosi bianconeri che ormai sanno bene di poter contare su una squadra imbattibile e capace di andare a rete con chiunque e in qualunque modo.
Una sicurezza che non appartiene al Napoli che riesce a superare la scorbutica e rognosa Sampdoria di Ciro Ferrara solo grazie ad un discutibile rigore concesso per fallo su Hamsik e realizzato dal solito e implacabile Cavani al quarto gol in tre giorni..
Strade diverse per un comune e condiviso primato.
Tuttavia in questo duopolio geograficamente. trasversale s'intuiscono differenze lampanti.
La Juventus puo fare a meno di tutti (anche del proprio tecnico).
Il Napoli decisamente no.
In questa semplice constatazione quasi un teorema sociopolitico; il Nord cinico, flessibile e vincente; il Sud che suda, soffre e sorride solo grazie ad improvvise e abbaglianti epifanie.
La speranza che questa non s'offuschi con le ombre autunnali è viva in tutti gli appassionati di calcio.
Questa sfida dopotutto fa bene all'Italia.
Lei di altre notti buie e tempestose non ne ha proprio bisogno.
mercoledì 26 settembre 2012
martedì 25 settembre 2012
domenica 23 settembre 2012
Le milanesi al tempo della crisi
Quando il portafoglio è sgonfio il pallone rotola più lentamente.
Questa la sentenza emessa da una domenica che ha sancito la crisi delle milanesi e il rallentamento del Napoli.
In Lombardia è piovuta la crisi.
Tuttavia vi sono delle differenze nella crisi dei bauscia.
I nerazzurri pagano l'inesperienza di Stramaccioni nel gestire uno spogliatoio ricco di invidualità ma ancora lontano dall'essere
una squadra.
Allegri il peso di una storia troppo ricca di successi e di campioni andati via alla chetichella e non rimpiazzati adeguatamente.
Passare da Nesta ad Acerbi, da Thiago Silva a Zapata da Zambrotta a De Sciglio, da Ibrahimovic a Pazzini e come passare da caviale e champagne a fagioli con le cotiche .
Riempiono ma non nutrono. Occupano ma non presidiano.
Una squadra di calcio è un cruciverba non il sudoku.
L' anarchia è un lusso che in pochi si possono permettere.
L'Inter ne possiede in quantità industriale. Se Stramaccioni troverà delle alternative al duo Cassano - Milito saran dolori per tutti.
Allegri continuerà invece il suo calvario di proclami e pretese.
A patto che Berlusconi e Galliani non gli neghino pure quello.
Al tempo della crisi le lacrime costano caro.
I fazzoletti pure.
Allegri il peso di una storia troppo ricca di successi e di campioni andati via alla chetichella e non rimpiazzati adeguatamente.
Passare da Nesta ad Acerbi, da Thiago Silva a Zapata da Zambrotta a De Sciglio, da Ibrahimovic a Pazzini e come passare da caviale e champagne a fagioli con le cotiche .
Riempiono ma non nutrono. Occupano ma non presidiano.
Una squadra di calcio è un cruciverba non il sudoku.
L' anarchia è un lusso che in pochi si possono permettere.
L'Inter ne possiede in quantità industriale. Se Stramaccioni troverà delle alternative al duo Cassano - Milito saran dolori per tutti.
Allegri continuerà invece il suo calvario di proclami e pretese.
A patto che Berlusconi e Galliani non gli neghino pure quello.
Al tempo della crisi le lacrime costano caro.
I fazzoletti pure.
Lì dove osano le aquile c'è solo Quagliarella
Lì dove osano le aquile c'è solo Quagliarella.
Eppure dietro l'abbagliante gesto atletico che ha schiantato il fortino clivense c'è molto di più.
C'è una squadra che infila la quarta vittoria consecutiva sapendo di poter contare su dei rincalzi che non fanno rimpiangere i titolari.
C'è una pazienza che non si smarrisce neanche quando in porta vi è un Sorrentino che rimanda al mittente tutto il pos
Eppure dietro l'abbagliante gesto atletico che ha schiantato il fortino clivense c'è molto di più.
C'è una squadra che infila la quarta vittoria consecutiva sapendo di poter contare su dei rincalzi che non fanno rimpiangere i titolari.
C'è una pazienza che non si smarrisce neanche quando in porta vi è un Sorrentino che rimanda al mittente tutto il pos
sibile.
Manco fosse un ufficio postale in vena di scherzi.
Chi non scherza affatto invece è proprio la Juventus che oggi può sedersi comodamente in poltrona e aspettare le mosse avversarie.
Tanto quest'anno sarà comunque difficile raggiungerla.
Precaria la triplice convivenza con Lazio e Napoli.
Durerà poco.
Le aquile infatti, non volano a stormi.
La Vecchia Signora nemmeno.
A lei, infatti, basta una Quaglia (rella) per sorridere.
E sognare.
Chi non scherza affatto invece è proprio la Juventus che oggi può sedersi comodamente in poltrona e aspettare le mosse avversarie.
Tanto quest'anno sarà comunque difficile raggiungerla.
Precaria la triplice convivenza con Lazio e Napoli.
Durerà poco.
Le aquile infatti, non volano a stormi.
La Vecchia Signora nemmeno.
A lei, infatti, basta una Quaglia (rella) per sorridere.
E sognare.
venerdì 21 settembre 2012
La naturalezza non paga più
Son sinceramente stupito dal clamore suscitato dalle foto in topless della principessa Kate.
La D'Urso è praticamente poppe al vento tutto il pomeriggio e nessuno sibila nulla.
La naturalezza non paga più.
Il silicone invece si a quanto sembra.
La D'Urso è praticamente poppe al vento tutto il pomeriggio e nessuno sibila nulla.
La naturalezza non paga più.
Il silicone invece si a quanto sembra.
Con Gulliver nel cuore e Swift sul comodino
Ho appena scoperto d'essere diventato per alcuni dei miei amici e sopratutto mie amiche un metro di pensiero.
Fossi cresciuto qualche centimetro in più sarei stato un gigante.
Invece sono un lillipuziano qualunque.
Con Gulliver nel cuore e Swift sul comodino.
N. B. : Non si tratta di un nuovo telefonino eh...
Fossi cresciuto qualche centimetro in più sarei stato un gigante.
Invece sono un lillipuziano qualunque.
Con Gulliver nel cuore e Swift sul comodino.
N. B. : Non si tratta di un nuovo telefonino eh...
giovedì 20 settembre 2012
Fiabe contemporanee
Ieri sera a Stanford Bridge s'è capovolto il destino : la Quaglia (rella) per una volta ha impallinato il Cech (ino).
Fiabe contemporanee.
Conte come Fedro insomma.
Ed Esopo (Di Matteo) sta a guardare.
E forse non solo quello.
Fiabe contemporanee.
Conte come Fedro insomma.
Ed Esopo (Di Matteo) sta a guardare.
E forse non solo quello.
mercoledì 19 settembre 2012
Prove tecniche di convivenza
Da una settimana vivo con una iguana sul comodino.
Non s'è ancora stufata.
Bene.
Posso aspirare a una convivenza con una donna.
Non s'è ancora stufata.
Bene.
Posso aspirare a una convivenza con una donna.
domenica 16 settembre 2012
Una Juventus al passo con i tempi
Una Juventus al passo con i tempi quella che oggi ha battuto un buonissimo Genoa, sale in vetta e mantiene l'imbattibilità in campionato.
Monti la dovrebbe mostrare in settimana ai suoi collaboratori per far capire come si può uscire da un bruttissimo primo tempo e chiudere in un crescendo rossiniano di corsa, spettacolo e gol.
La Juventus lo ha fatto valorizzando il prodotto interno lordo (Giaccherini), e le risorse inesauribili di una squadra flessibile, poliedrica e multietnica (Vucinic e Asamoah).
Cosa volere di più?
Giusto un'altro scudetto ma per quello mancano ancora 35 partite...
Monti la dovrebbe mostrare in settimana ai suoi collaboratori per far capire come si può uscire da un bruttissimo primo tempo e chiudere in un crescendo rossiniano di corsa, spettacolo e gol.
La Juventus lo ha fatto valorizzando il prodotto interno lordo (Giaccherini), e le risorse inesauribili di una squadra flessibile, poliedrica e multietnica (Vucinic e Asamoah).
Cosa volere di più?
Giusto un'altro scudetto ma per quello mancano ancora 35 partite...
Mi fermo un momento a guardare
Non correre. Fermati. E guarda.
Guarda con un solo colpo dell’occhio
la formica vicino alla ruota dell’auto veloce
che trascina adagio adagio un chicco di pane
e così cura paziente il suo inverno.
Guarda. Fermati. Non correre.
Tira il freno alza il pedale
abbassa la serranda dell’inferno.
Guarda nel campo fra il grano
lento e bianco il fumo di un camino
con la vecchia casa vicina al grande noce.
Non correre veloce. Guarda ancora.
Almeno per un momento.
Guarda il bambino che passa tenendo la madre per mano
il colore dei muri delle case
le nuvole in un cielo solitario e saggio
le ragazze che transitano in un raggio di sole
il volto con le vene di mille anni
di una donna o di un uomo venuti come Ulisse dal mare.
Fermati. Per un momento. Prima di andare.
Ascoltiamo le grida d’amore
o le grida d’aiuto
il tempo trascinato nella polvere del mondo
se ti fermi e ascolti non sarai mai perduto.
Roberto Roversi
Guarda con un solo colpo dell’occhio
la formica vicino alla ruota dell’auto veloce
che trascina adagio adagio un chicco di pane
e così cura paziente il suo inverno.
Guarda. Fermati. Non correre.
Tira il freno alza il pedale
abbassa la serranda dell’inferno.
Guarda nel campo fra il grano
lento e bianco il fumo di un camino
con la vecchia casa vicina al grande noce.
Non correre veloce. Guarda ancora.
Almeno per un momento.
Guarda il bambino che passa tenendo la madre per mano
il colore dei muri delle case
le nuvole in un cielo solitario e saggio
le ragazze che transitano in un raggio di sole
il volto con le vene di mille anni
di una donna o di un uomo venuti come Ulisse dal mare.
Fermati. Per un momento. Prima di andare.
Ascoltiamo le grida d’amore
o le grida d’aiuto
il tempo trascinato nella polvere del mondo
se ti fermi e ascolti non sarai mai perduto.
Roberto Roversi
sabato 15 settembre 2012
giovedì 13 settembre 2012
Giovedì interrogativo
Ora, io davvero voglio capire chi ha inventato la "pausa per la Nazionale". E'
una rottura di balle micidiale, una penitenza dantesca, quella cosa cui si attaccano le fidanzate per spaccarti l'anima alla domenica. "Andiamo all'Ikea o a fare il giro dei sette laghi". "Eh, ma c'è il campionato!". "No caro, c'è la PAUSA PER LA NAZIONALE!". E tu che abbozzi e al terzo dei sette laghi pensi che piutto
una rottura di balle micidiale, una penitenza dantesca, quella cosa cui si attaccano le fidanzate per spaccarti l'anima alla domenica. "Andiamo all'Ikea o a fare il giro dei sette laghi". "Eh, ma c'è il campionato!". "No caro, c'è la PAUSA PER LA NAZIONALE!". E tu che abbozzi e al terzo dei sette laghi pensi che piutto
sto
che la partita contro Malta guarderesti più volentieri venti puntate di
fila de "La dottoressa Giò" o quattro volte "Alex l'ariete" con Alberto
Tomba o addirittura "Troppo belli" con quei maranza di Costantino e
Daniele.
Ma i fanatici del pallone sanno bene che "la pausa per la Nazionale" incombe ai primi di settembre e si organizzano. Lei: "Andiamo da mia mamma che ha fatto la torta coi pinoli". Tu: "Mi piacerebbe, ma c'è...". Lei: "No! C'è la pausa per la Nazionale". Tu: "No! C'è l'asta del fantacalcio amore mio bello della vita staremo sempre insieme sempre che tu la smetta di prendermi a badilate sui maroni".
E allora, eccoli qui i consigli di uno che gioca a Fantacalcio da dieci anni abbondanti e vanta ben quattro scudetti (ma per quanto mi riguarda, sul campo, sono sei). Lasciamo stare i fenomeni che son tutti buoni a dire "Io mi prendo Pirlo e Milito e Cavani è sicuramente mio".
Dunque, il sottoscritto, fingendo indifferenza e poco interesse, si butterebbe su Perin per la porta ("Offro due per quello lì... Massì, Perin, quello che prende tre gol a partita..."). E poi, difensori: Roncaglia (Fiorentina), Romagnoli (Pescara), Ranocchia e Silvestre (no, non ho bevuto. Anzi sì, ma davvero poco). Centrocampisti: Tachtsidis della Roma o come accidenti si chiama (dice: "Troppo facile, lo sanno tutti che con Zeman quello fa bene". Vero, ma non è che son proprio pirla), Parolo del Parma, Dzemaili del Napoli, Merkel del Genoa, Bonaventura dell'Atalanta e Romulo della Fiorentina. In attacco: quel biondone di Maxi Lopez (Samp), Belfodil (Parma), Stevanovic (Torino), Immobile (grazie al piffero...) e - udite udite - Niang del Milan, quello che se gli girano i cinque minuti ti dice che: vuol vincere il Pallone d'Oro, il torneo di pelota basca, il Festival del cinema di Venezia e quello della canzone a Sanremo, la tombolata a Natale e la corsa nei sacchi alla sagra del tortello di Faenza. E mentre te lo dice è al porto, e non sta fermo ma sale su una motonave e salpa alla facciazza tua, e quando approda ai lidi di Comacchio e lo ferma la guardia costiera ti guarda con la faccia da birichino è assicura: "Sono il figlio naturale di Elvis Presley e mi chiamo Francesco Schettino, c'ho i documenti". Ora, uno così non lo vorresti nella tua squadra di Fantacalcio?
Nella seconda parte di questo polpettone pallonaro vi svelo un segretone da redazione giornalistica. Quando non avete una notizia, qualcosa da dire di interessante, lo straccio di una boiata da propinare al lettore... è proprio allora che vi conviene utilizzare lo schema delle "Dieci domande a...". Così farà ora il sottoscritto, ansioso di avere risposte da questo maledetto campionato dopo due sole giornate giocate in qualche maniera.
1)Perché Mimmo Criscito continua a giocare alla grande nello Zenit e resta fuori dalle convocazioni azzurre? Ancora per la questione dell'avviso di garanzia? Andiamo avanti a prenderci per il deretano?
2)Perché Simone Farina - il tizio che denunciò la combine ecc ecc - è senza squadra? Perché è una pippa incredibile? Davvero? O forse un certo tipo di "brava gente" non piace al mondo del calcio?
3)Perché ci dicono che il calcio italiano ha le "idee" e le "ricette" per sopravvivere e appassionare la gente ma lo stadio più pieno domenica era quello di La Spezia con qualche migliaio di spettatori?
4)Perché qualunque giocatore cresciuto nelle giovani dell'Inter quando lascia i nerazzurri segna più di Margheritoni in "Mezzo destro e mezzo sinistro" (Balotelli, Destro, ora Siligardi)?
5)Perché il 2 luglio una perizia dice "Morosini poteva essere salvato con l'utilizzo del defibrillatore" e si aspettano due mesi per indagare i medici responsabili (non è giusto per i familiari e neanche per i medici stessi)?
6)Perché se anche è evidente che tra Allegri e Galliani c'è qualche problema in corso, tutti si affrettano a dire che escono a cena 7 volte a settimana solo perché a loro je paice ammagnà insieme?
7)Perché all'Inter fanno uscire la notizia che Javier Zanetti sarà vice-presidente quando ancora deve giocare tutta una stagione da calciatore?
8)Perché se Hugo Maradona dice "Un giorno mi piacerebbe fare l'allenatore del Napoli" c'è chi lo prende sul serio?
9)Perché se io dico a un poliziotto che ho la patente in albergo e mi chiamo Paolino Paperino mi prendono a calci sullo sterno e se lo fa un calciatore allora non è successo niente, povero figliolo?
10)Perché Serena Williams gioca a tennis con le donne?
Non ho altro da aggiungere, vostro onore.
Ma i fanatici del pallone sanno bene che "la pausa per la Nazionale" incombe ai primi di settembre e si organizzano. Lei: "Andiamo da mia mamma che ha fatto la torta coi pinoli". Tu: "Mi piacerebbe, ma c'è...". Lei: "No! C'è la pausa per la Nazionale". Tu: "No! C'è l'asta del fantacalcio amore mio bello della vita staremo sempre insieme sempre che tu la smetta di prendermi a badilate sui maroni".
E allora, eccoli qui i consigli di uno che gioca a Fantacalcio da dieci anni abbondanti e vanta ben quattro scudetti (ma per quanto mi riguarda, sul campo, sono sei). Lasciamo stare i fenomeni che son tutti buoni a dire "Io mi prendo Pirlo e Milito e Cavani è sicuramente mio".
Dunque, il sottoscritto, fingendo indifferenza e poco interesse, si butterebbe su Perin per la porta ("Offro due per quello lì... Massì, Perin, quello che prende tre gol a partita..."). E poi, difensori: Roncaglia (Fiorentina), Romagnoli (Pescara), Ranocchia e Silvestre (no, non ho bevuto. Anzi sì, ma davvero poco). Centrocampisti: Tachtsidis della Roma o come accidenti si chiama (dice: "Troppo facile, lo sanno tutti che con Zeman quello fa bene". Vero, ma non è che son proprio pirla), Parolo del Parma, Dzemaili del Napoli, Merkel del Genoa, Bonaventura dell'Atalanta e Romulo della Fiorentina. In attacco: quel biondone di Maxi Lopez (Samp), Belfodil (Parma), Stevanovic (Torino), Immobile (grazie al piffero...) e - udite udite - Niang del Milan, quello che se gli girano i cinque minuti ti dice che: vuol vincere il Pallone d'Oro, il torneo di pelota basca, il Festival del cinema di Venezia e quello della canzone a Sanremo, la tombolata a Natale e la corsa nei sacchi alla sagra del tortello di Faenza. E mentre te lo dice è al porto, e non sta fermo ma sale su una motonave e salpa alla facciazza tua, e quando approda ai lidi di Comacchio e lo ferma la guardia costiera ti guarda con la faccia da birichino è assicura: "Sono il figlio naturale di Elvis Presley e mi chiamo Francesco Schettino, c'ho i documenti". Ora, uno così non lo vorresti nella tua squadra di Fantacalcio?
Nella seconda parte di questo polpettone pallonaro vi svelo un segretone da redazione giornalistica. Quando non avete una notizia, qualcosa da dire di interessante, lo straccio di una boiata da propinare al lettore... è proprio allora che vi conviene utilizzare lo schema delle "Dieci domande a...". Così farà ora il sottoscritto, ansioso di avere risposte da questo maledetto campionato dopo due sole giornate giocate in qualche maniera.
1)Perché Mimmo Criscito continua a giocare alla grande nello Zenit e resta fuori dalle convocazioni azzurre? Ancora per la questione dell'avviso di garanzia? Andiamo avanti a prenderci per il deretano?
2)Perché Simone Farina - il tizio che denunciò la combine ecc ecc - è senza squadra? Perché è una pippa incredibile? Davvero? O forse un certo tipo di "brava gente" non piace al mondo del calcio?
3)Perché ci dicono che il calcio italiano ha le "idee" e le "ricette" per sopravvivere e appassionare la gente ma lo stadio più pieno domenica era quello di La Spezia con qualche migliaio di spettatori?
4)Perché qualunque giocatore cresciuto nelle giovani dell'Inter quando lascia i nerazzurri segna più di Margheritoni in "Mezzo destro e mezzo sinistro" (Balotelli, Destro, ora Siligardi)?
5)Perché il 2 luglio una perizia dice "Morosini poteva essere salvato con l'utilizzo del defibrillatore" e si aspettano due mesi per indagare i medici responsabili (non è giusto per i familiari e neanche per i medici stessi)?
6)Perché se anche è evidente che tra Allegri e Galliani c'è qualche problema in corso, tutti si affrettano a dire che escono a cena 7 volte a settimana solo perché a loro je paice ammagnà insieme?
7)Perché all'Inter fanno uscire la notizia che Javier Zanetti sarà vice-presidente quando ancora deve giocare tutta una stagione da calciatore?
8)Perché se Hugo Maradona dice "Un giorno mi piacerebbe fare l'allenatore del Napoli" c'è chi lo prende sul serio?
9)Perché se io dico a un poliziotto che ho la patente in albergo e mi chiamo Paolino Paperino mi prendono a calci sullo sterno e se lo fa un calciatore allora non è successo niente, povero figliolo?
10)Perché Serena Williams gioca a tennis con le donne?
Non ho altro da aggiungere, vostro onore.
mercoledì 12 settembre 2012
Gabbie
A volte il pensiero è una museruola.
Il cervello un carcere.
I vaffanculo oasi di libertà di un mondo prigioniero di tanto beh, troppo va bè, tutto è così.
Il cervello un carcere.
I vaffanculo oasi di libertà di un mondo prigioniero di tanto beh, troppo va bè, tutto è così.
mercoledì 5 settembre 2012
Relazioni new age
A dispetto di quello che ognun di voi può
pensare, la relazione più complicata che una persona media può avere è
quella con i propri cassetti,le rispettive dispense e i cari riflussi
gastrointestinali.
lunedì 3 settembre 2012
Come un cane abbandonato sul raccordo
Vi ricordate di quel gioco che si faceva da bimbi che iniziava con quella cantilena "quanti passi devo fare per arrivare al tuo castello?"
Facebook è più o meno così:intasato come è più di un'autostrada induce al turpiloquio e suggerisce cupe riflessioni.
Per quanto ognuno si faccia un mazzo così per andare avanti troverà sempre un cuoricino e un punto esclamativo di giubilo capace di far sentire un uomo come un cane abbandonato sul raccordo .
E per quelli di solito non c'è pietà.
Solo commiserazione.
Proprio quello di cui un uomo non ha alcun bisogno ma tutti hanno la premura di affibbiare.
La schiavitù più pericolosa è quella che non vivi ma avverti.
Facebook è più o meno così:intasato come è più di un'autostrada induce al turpiloquio e suggerisce cupe riflessioni.
Per quanto ognuno si faccia un mazzo così per andare avanti troverà sempre un cuoricino e un punto esclamativo di giubilo capace di far sentire un uomo come un cane abbandonato sul raccordo .
E per quelli di solito non c'è pietà.
Solo commiserazione.
Proprio quello di cui un uomo non ha alcun bisogno ma tutti hanno la premura di affibbiare.
La schiavitù più pericolosa è quella che non vivi ma avverti.
domenica 2 settembre 2012
Giovinco e la rivincita dei tap
La Juventus cala il poker contro un Udinese
irriconoscibile.
Quattro gol per tre punti utilissimi alla classifica e sufficienti ad una riflessione: tutta l'estate ad inseguire un top straniero per poi scoprire che alla Juve bastano i tap nostrani per essere felice.
Se poi questo si chiama Giovinco champagne e chapeau.
Alla faccia dei bulgari tentennanti.
Quattro gol per tre punti utilissimi alla classifica e sufficienti ad una riflessione: tutta l'estate ad inseguire un top straniero per poi scoprire che alla Juve bastano i tap nostrani per essere felice.
Se poi questo si chiama Giovinco champagne e chapeau.
Alla faccia dei bulgari tentennanti.
venerdì 31 agosto 2012
Pensavo fosse un top invece è un push -up
Pensando a Marotta e al top player mai arrivato....
Volevamo un top è arrivato un push -up danese buono a gonfiar la rosa meno la rete però...
Volevamo un top è arrivato un push -up danese buono a gonfiar la rosa meno la rete però...
Futurasmatico
E' adesso che Bender è ufficialmente aun giocatore della Juventus sogno un'accoppiata con Frei centrattacco del Basilea!!!!!!!!!
Futurasmatico.
Futurasmatico.
giovedì 30 agosto 2012
giovedì 16 agosto 2012
mercoledì 15 agosto 2012
martedì 14 agosto 2012
Confessione d'un teppista
Non a tutti è dato cantare,
non a tutti è dato cadere
come una mela ai piedi degli altri.
E’ questa la confessione più grande
che possa mai farvi un teppista.
Io vado a bella posta spettinato
col capo sulle spalle come un lume a petrolio.
Mi piace rischiarare nelle tenebre
l’autunno senza foglie delle vostre anime.
Mi piace quando i sassi dell’ingiuria
mi volano addosso come la grandine d’una ruttante bufera.
Stringo allora più forte con le mani
la bolla tremula dei miei capelli.
E’ così dolce allora ricordare
lo stagno erboso e il rauco suono dell’alno
e mio padre e mia madre viventi in qualche luogo,
che s’infischiano di tutti i miei versi
e mi amano come il campo e la carne,
come la pioggerella che a primavera rende soffice il verde.
Verrebbe a infilzarvi con le forche
per ogni vostro grido contro di me scagliato.
Poveri genitori contadini!
Siete di certo diventati brutti,
temete sempre Dio e le viscere palustri.
Potreste almeno capire
che vostro figlio in Russia
è il migliore poeta!
Il cuore non vi si copriva di brina per la sua vita,
quand’egli si bagnava i piedi nudi nelle pozze autunnali?
Ora invece cammina in cilindro
e con le scarpe lucide.
Ma sopravvive in lui l’antica foga
del monello di campagna.
Ad ogni mucca delle insegne di macelleria
di lontano egli manda un saluto.
Ed incontrando i vetturini in piazza,
ricordando l’odore di letame dei campi nativi,
egli è pronto a reggere la coda d’ogni cavallo
come lo strascico d’una veste nuziale.
Io amo la patria.
Amo molto la patria!
Anche se una mestizia rugginosa avvolge i suoi salici.
Mi sono gradevoli i grugni imbrattati dei maiali
e la voce dei rospi sonante nella quiete notturna.
Io sono teneramente malato di ricordi d’infanzia,
sogno la bruma delle umide sere d’aprile.
Come per riscaldarsi il nostro acero
s’è accoccolato al rogo del tramonto.
Oh, quante volte mi sono arrampicato sui rami
a rubare le uova dai nidi dei corvi!
E’ ora sempre lo stesso, con la cima verde?
La sua corteccia è dura come prima?
E tu, mio diletto,
fedele cane pezzato?!
La vecchiezza ti ha reso stridulo e cieco
e vaghi per il cortile, trascinando la coda penzolante,
senza più ricordare dove sia la porta e dove la stalla.
Come mi sono care quelle birichinate
quando, sottratto a mia madre un cantuccio di pane,
lo mordevamo insieme uno alla volta,
senza avere ribrezzo l’uno dell’altro.
Io non sono cambiato.
Non è cambiato il mio cuore.
Come fiordalisi nella segala fioriscono gli occhi nel viso.
Stendendo stuoie dorate di versi,
vorrei dirvi qualcosa di tenero.
Buona notte!
A voi tutti buona notte!
Più non tintinna nell’erba del crepuscolo la falce del tramonto.
Stasera ho tanta voglia di pisciare
dalla finestra mia contro la luna.
Azzurra luce, luce così azzurra!
In quest’azzurro anche il morir non duole.
Che importa se ho l’aria d’un cinico
dal cui sedere penzola un fanale!
Vecchio e bravo Pegaso straccato,
mi occorre forse il tuo morbido trotto?
Sono venuto come un maestro austero
a decantare e a celebre i sorci.
Simile a un agosto, la mia zucca
si effonde in vino di capelli tumultuosi.
Io voglio essere una gialla vela
per quel paese verso cui navighiamo.
non a tutti è dato cadere
come una mela ai piedi degli altri.
E’ questa la confessione più grande
che possa mai farvi un teppista.
Io vado a bella posta spettinato
col capo sulle spalle come un lume a petrolio.
Mi piace rischiarare nelle tenebre
l’autunno senza foglie delle vostre anime.
Mi piace quando i sassi dell’ingiuria
mi volano addosso come la grandine d’una ruttante bufera.
Stringo allora più forte con le mani
la bolla tremula dei miei capelli.
E’ così dolce allora ricordare
lo stagno erboso e il rauco suono dell’alno
e mio padre e mia madre viventi in qualche luogo,
che s’infischiano di tutti i miei versi
e mi amano come il campo e la carne,
come la pioggerella che a primavera rende soffice il verde.
Verrebbe a infilzarvi con le forche
per ogni vostro grido contro di me scagliato.
Poveri genitori contadini!
Siete di certo diventati brutti,
temete sempre Dio e le viscere palustri.
Potreste almeno capire
che vostro figlio in Russia
è il migliore poeta!
Il cuore non vi si copriva di brina per la sua vita,
quand’egli si bagnava i piedi nudi nelle pozze autunnali?
Ora invece cammina in cilindro
e con le scarpe lucide.
Ma sopravvive in lui l’antica foga
del monello di campagna.
Ad ogni mucca delle insegne di macelleria
di lontano egli manda un saluto.
Ed incontrando i vetturini in piazza,
ricordando l’odore di letame dei campi nativi,
egli è pronto a reggere la coda d’ogni cavallo
come lo strascico d’una veste nuziale.
Io amo la patria.
Amo molto la patria!
Anche se una mestizia rugginosa avvolge i suoi salici.
Mi sono gradevoli i grugni imbrattati dei maiali
e la voce dei rospi sonante nella quiete notturna.
Io sono teneramente malato di ricordi d’infanzia,
sogno la bruma delle umide sere d’aprile.
Come per riscaldarsi il nostro acero
s’è accoccolato al rogo del tramonto.
Oh, quante volte mi sono arrampicato sui rami
a rubare le uova dai nidi dei corvi!
E’ ora sempre lo stesso, con la cima verde?
La sua corteccia è dura come prima?
E tu, mio diletto,
fedele cane pezzato?!
La vecchiezza ti ha reso stridulo e cieco
e vaghi per il cortile, trascinando la coda penzolante,
senza più ricordare dove sia la porta e dove la stalla.
Come mi sono care quelle birichinate
quando, sottratto a mia madre un cantuccio di pane,
lo mordevamo insieme uno alla volta,
senza avere ribrezzo l’uno dell’altro.
Io non sono cambiato.
Non è cambiato il mio cuore.
Come fiordalisi nella segala fioriscono gli occhi nel viso.
Stendendo stuoie dorate di versi,
vorrei dirvi qualcosa di tenero.
Buona notte!
A voi tutti buona notte!
Più non tintinna nell’erba del crepuscolo la falce del tramonto.
Stasera ho tanta voglia di pisciare
dalla finestra mia contro la luna.
Azzurra luce, luce così azzurra!
In quest’azzurro anche il morir non duole.
Che importa se ho l’aria d’un cinico
dal cui sedere penzola un fanale!
Vecchio e bravo Pegaso straccato,
mi occorre forse il tuo morbido trotto?
Sono venuto come un maestro austero
a decantare e a celebre i sorci.
Simile a un agosto, la mia zucca
si effonde in vino di capelli tumultuosi.
Io voglio essere una gialla vela
per quel paese verso cui navighiamo.
Sergej Aleksandrovič Esenin
domenica 12 agosto 2012
Sob!
Ci son giorni in cui per una carezza mi venderei intero.
Giorni come questo ad esempio.
Mi dovrò accontentare dei pugni di Cammarelle in televisione.
Sob!
Giorni come questo ad esempio.
Mi dovrò accontentare dei pugni di Cammarelle in televisione.
Sob!
sabato 11 agosto 2012
Certezze serali
Stasera dopo aver parlato al telefono con il mio migliore amico, non ho più dubbi sul futuro che attende noi giovani.
Capodogli e balene alla deriva.
Questo sarà il nostro destino.
Senza appigli, nè possibilità, l'unica nostra gratificazione sarà trovare un tonno abbastanza compiacente e disponibile con cui condividere il corso della vita.
Io, per quanto mi riguarda, mi sto già allenando.
Sorride in mezzo al tavolo felice del suo nuovo taglio di capelli impaziente di inondarmi la bocca di marinare fragranze.
Ancora prima di incontrare il suo sapore so già che lei non mi tradirà.
E' a me stasera, va bene così.
Capodogli e balene alla deriva.
Questo sarà il nostro destino.
Senza appigli, nè possibilità, l'unica nostra gratificazione sarà trovare un tonno abbastanza compiacente e disponibile con cui condividere il corso della vita.
Io, per quanto mi riguarda, mi sto già allenando.
Sorride in mezzo al tavolo felice del suo nuovo taglio di capelli impaziente di inondarmi la bocca di marinare fragranze.
Ancora prima di incontrare il suo sapore so già che lei non mi tradirà.
E' a me stasera, va bene così.
venerdì 10 agosto 2012
Appeso alle sporgenze di una memoria
La tua figura sfuma, si ingarbuglia,
come la tua voce increspata dalle lacrime
e mi lascia confuso.
Forse succede così quando ci si risveglia da un sogno
e mi lascia confuso.
Forse succede così quando ci si risveglia da un sogno
o forse da un incubo
di accecarsi, sprofondare nel vuoto
e rimanere nel limbo
di accecarsi, sprofondare nel vuoto
e rimanere nel limbo
sospesi
tra passato e presente
tra passato e presente
tremulo ricordo
appeso alle sporgenze di una memoria.
appeso alle sporgenze di una memoria.
domenica 5 agosto 2012
Essere soli
Essere soli è un modo per toccare meglio il fondo di se stessi.
Ma se il fondo è una pozzanghera anche questa arditezza non è senza colpevoli.
Ma se il fondo è una pozzanghera anche questa arditezza non è senza colpevoli.
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