lunedì 11 marzo 2013

Idealizzazioni remote



L’’inezia che in ogni dove mi ricorda
te, un fulmineo bagliore di reminiscenza
che roboante lacera i miei pensieri.



Lasciandomi faticosa eredità
l’inutile  scoria di

una parola che sapevo tua...

*

La luce che ti indovina  in una via,
che ti figura dentro una vetrina
o nello specchio precario di un autobus.

Come l’ abbaglio sorto nel deserto
al viandante ormai inaridito.
dalla mancanza dell’ acqua.



La tua ’acqua!

*

La pioggia scende pigra sulla mia vita,
 e per te che sei assente sembra frigni
anche il cielo,

o forse sono io...

il sentimento  viene giù con identico ritmo

a innaffiare i miei agri depressi,
e imperlare di te freschi boccioli.

*

I rimpianti non sono che macerie,
i vetusti avanzi di te e di me,
di quel che fummo, di quanto dicemmo.

Ed entrano prillando dalla porta
di queste mie liriche con passo delicato

a immagine di te, che sei me

*

Se cedo al sogno ancora torni,
non durano più tempo né spazio,

i giorni come cordelle si riavvolgono.


E ti adagi nella stanza infervorata,

dalla febbre della tua lontananza.

La tua lontananza!

*

La borsa in cui conservavi i tuoi immensi baci,
lasciati al loro destino,

l’isola che hai scoperto un’estate.

La borsa in cui ora ficco le mani
e non vi trovo altro che macinati granelli,
di vermigli pulviscoli che furono una rosa.

*

Il silenzio si colma del gorgheggio,
della voce che un giorno

mi giurò della sua immanenza

È dentro me quell’ alito nitido,
non ebbe bisogno neanche più di far ardere
il tizzone in cui lo incidesti.



*



Il passato è un rammarico che non conviene
a questo mio presente, a questo inverno
di temporali ferrigni e di grassi acquitrini.

Nonostante ciò come aureo lampo
l’ora si veste di te e di azzurri
cieli che su lungomari bluastri tramontano.


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