Scendendo
dall’autobus Antonio si girava per specchiarsi nei vetri scuri. La sciarpa rossa presa il giorno prima gli stava bene: la
usava un po’ come fazzoletto, un po’ come sciarpa, un po’ come turbante in
memoria di quei capelli lunghissimi che ormai non c’erano più, ma una volta gli
avevano fatto guadagnare l’appellativo di Sandokan. Uno dei lembi gli cadeva in modo elegante sulla spalla lasciata scoperta
da quella camicia bianca smanicata. Le aveva sempre odiate per via di quell’aria
approssimativa e sudaticcia che trasmettevano. Ma il caldo e la voglia di non
passar per lo schizzinoso di turno, quella volta non avevano concesso riserve. Più sotto un
paio di pantaloni larghi e ancora più sotto le scarpe da ginnastica impolverate.
Forse
prima di partire avrebbe dovuto prenderne un paio nuovo, ma dopo averci pensato
un po’, decise di indossarle lo stesso. In fondo, quei pezzi da museo ai piedi s’intonavano
bene a quella vecchiaia che gli stagnava dentro e gli impediva d’aprirsi
davvero al nuovo.
Tutto in lui era ormai una ragnatela. Da due anni la trama della sua vita s’era interrotta facendolo scivolare ai margini dell’esistenza . Ora che era lì si sentiva quasi un intruso con quella sabbia, con quella storia. Ma Antonio tentava di non pensarci.
Pensava invece, a quando aveva consultato le guide e si era immaginato un caldo più irritante. Caldo era caldo, ma senza la prevista umidità, la situazione era anche tollerabile. Il vento invece non c’èra. E lui lo aveva visto, su quelle foto prive di vegetazione. Doveva esserci ma quella volta non s’èra fatto vedere.
Antonio guardava quelle costruzioni, sterrate nella pietra ed era felice che lo facessero sentire così piccolo. Lui che piccolo lo era davvero e più di tanto in altezza non era cresciuto.
Tutta quella storia, tutti quei secoli, tutto quel lavoro di anni e di uomini davanti a lui. Per lui. Era quello il posto che serviva per fare un po’ di chiarezza in quella vita che sembrava non andare secondo i piani.
Forse – rifletteva – in mezzo a tutto quel silenzio i suoi pensieri avrebbero marciato meglio.
E adesso era lì, Antonio, che respirava quell’aria calda. Seguiva l’italiano eccentrico di una guida del posto. Intanto pensava ai cassetti da sprangare, alle porte da schiudere da li a pochi mesi.
Un istante e si mise la sciarpa sulla bocca, come per filtrare l’aria, come per prendere coraggio, come per proteggersi dai rischi di una nuova strada cui indirizzare la propria vita. Restava solo un attimo indietro da quell’agglomerato umano così espansivo. Così aperto all’incuria di sabbie mobili sul cammino. Al contrario di lui, meditabondo, barbuto e smanicato.
Ma poi riprese il cammino.
Tutto in lui era ormai una ragnatela. Da due anni la trama della sua vita s’era interrotta facendolo scivolare ai margini dell’esistenza . Ora che era lì si sentiva quasi un intruso con quella sabbia, con quella storia. Ma Antonio tentava di non pensarci.
Pensava invece, a quando aveva consultato le guide e si era immaginato un caldo più irritante. Caldo era caldo, ma senza la prevista umidità, la situazione era anche tollerabile. Il vento invece non c’èra. E lui lo aveva visto, su quelle foto prive di vegetazione. Doveva esserci ma quella volta non s’èra fatto vedere.
Antonio guardava quelle costruzioni, sterrate nella pietra ed era felice che lo facessero sentire così piccolo. Lui che piccolo lo era davvero e più di tanto in altezza non era cresciuto.
Tutta quella storia, tutti quei secoli, tutto quel lavoro di anni e di uomini davanti a lui. Per lui. Era quello il posto che serviva per fare un po’ di chiarezza in quella vita che sembrava non andare secondo i piani.
Forse – rifletteva – in mezzo a tutto quel silenzio i suoi pensieri avrebbero marciato meglio.
E adesso era lì, Antonio, che respirava quell’aria calda. Seguiva l’italiano eccentrico di una guida del posto. Intanto pensava ai cassetti da sprangare, alle porte da schiudere da li a pochi mesi.
Un istante e si mise la sciarpa sulla bocca, come per filtrare l’aria, come per prendere coraggio, come per proteggersi dai rischi di una nuova strada cui indirizzare la propria vita. Restava solo un attimo indietro da quell’agglomerato umano così espansivo. Così aperto all’incuria di sabbie mobili sul cammino. Al contrario di lui, meditabondo, barbuto e smanicato.
Ma poi riprese il cammino.
La
notte di San Lorenzo gli aveva messo da parte un desiderio. Lo vide quella notte sotto le lucenti spoglie
di una stella cadente scendere come una lacrima, rigare il cielo blu per un
istante e poi spegnersi improvvisa nel buio.
Fece in tempo a cogliere il suo effimero volo, lo mise in un pensiero e poi lo soffiò nel vento fino a quel futuro che sognava;
carezza dolce di una rosa, ombra
pudibonda nella frescura buia del giardino.Fece in tempo a cogliere il suo effimero volo, lo mise in un pensiero e poi lo soffiò nel vento fino a quel futuro che sognava;
Nessun commento:
Posta un commento