mercoledì 5 agosto 2015

Sto conoscendo Brera



Sto conoscendo Brera.  No cara lettrice, giammai stimato lettore. Non il paesino lombardo la cui squadra fu allenata all'inizio della sua carriera di tecnico da Walter “ è colpa mia “ Zenga.  Bensì Giovanni Luigi da San Zenone Po, Pavia. Un uomo sulla cui santità non posso giurare,  sulla bravura saggistica eccome. Un bravo scrittore è abile non quando sta al centro della scena, ma ai bordi della cornice smussando spigoli . Son quelli a dipanar la trama e ad indicar una rotta. Quella di Brera è spedita ed esperta. Zavorrata da strepiti e tarli,  indugi e perentorietà. In questa melina trascendente sta tutta la straordinaria umanità della prosa di Brera. Unico a spiegare quanto la poesia nel calcio, non fosse e non sia,    quello che stazionava e circola   al centro del campo quanto quello che risiedeva ai bordi, immerso nella polvere irriconoscente di una fatica atavica che ogni domenica rinnovava il suo trionfo per l’euforia di cuori svolti alla speranza di un gol, una vittoria. Nella vita prima che sul campo da gioco. Perché è quella che palpita leggendo le pagine di Gianni. Un’ èsistenza impervia e faticata, sbuffante nel rotolar di un corsivo. Scontroso è fragrante al calar della sera. Perché è bello vangar di sport quando la vita è tutt’altro che sportiva. Perché mentre leggo, ho l’impressione che Brera stesse facendo qualcos’altro.  E quello che scriveva fosse quel qualcos’altro. La schiena incriccata,  un  treno in ritardo, la macchina borbottona, lo stomaco vuoto. L’imprevisto apparecchiato a regola dall’arte della vita di cui la partita di calcio era solo una effusa tregua nella quale spandere la gravosa melassa dell’esistere. Sdraiato in estasi. Tra il  verso di una poesia in testa e il seme di una anguria  tra i denti.  E così che vivo io adesso. E così che vorrei mi leggeste voi in questo momento. Tutti quanti son bravi a digitare oggi come oggi. Non tutti sanno leggere ancora adesso. Molti leggono per rilassarsi. Ma leggere non è una sedia a dondolo.  È la porta del bagno che non si chiude  e non si capisce perché. Chi si chiede questo perché è il lettore ideale. Chi se lo chiede e ti segue anche in bagno per saperlo, son quelli per cui io scarabocchio e probabilmente scriveva anche Gianni Brera.  Un’Italia che non conosceva il tiqui taca, il patetismo annoiato di certi talk show in cui le gambe delle vallette di turno sono sovente le  cos (c) e  più importanti, ma per quanto spartana e rude sapeva riconoscere ai giornali e ai suoi protagonisti la giusta rilevanza. E Gianni Brera per quell’Italia,  importante lo era davvero. Un aedo rustico, un omone dalla magnifica parzialità . Non esiste equilibrio nello sport (equità lo spero) vi è un annotare sofferente  a tratti rabbioso invece.

Gianni  Brera non lo nascondeva anzi era sempre incazzato. Il calcio, infatti, metafora perfetta del vivere umano, celava degli inestetismi nei quali provetto clinico, egli pur avvocato fuggito alle lungaggini legiferine, era capace di indovinare le smagliature della realtà. Alla faccia delle maggiorate della Settimana Incom  e le serene silhouette di Carosello.  La vita allora si basava su concetti minimi e concreti e una partita nebulosa era una slavina, una dalle maglie troppo larghe una sciagura. Amava i combattenti feroci. Della mia Juve son certo avrebbe amato e vorrebbe bene  a Stephan Lichtsteiner  e  Giorgio Chiellini : polmoni e gagliardia in campo, sacrificio e lotta in qualche canto  di Ariosto .

Io invece son solo Gaetano e qui mi fermo, sperando qualcuno, archiviate queste miserande  righe, abbia voglia di leggere quelle di Gianni Brera. Però mi raccomando: non le legga in poltrona tra una pennichella sul divano e un tutorial sul tubo . Lo faccia davanti a un fuoco con  delle fette di salame nel piatto e una lamina di foschia negli occhi . Badate bene: questa  non è una licenza poetica. Bensì   la radiografia di un’anima. E noi  purtroppo, non ne abbiamo sette come i gatti.

Cerchiamo di volerle bene quindi. A partire dal gratificarla col giusto nutrimento. Come quello rusticano e sostanzioso offerto  dai libri  di Gianni Brera.


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