martedì 27 maggio 2014

La poesia senza compromessi di Luca Rota






Quando il silenzio assordante sazio si dilegua tenace rimane l’ostinazione  di chi vive nel sogno,  e non rinuncia all’l'intenso esprimersi del sentimento. 

Quando questo accade, la luce del giorno sale dalla terra e riaccende i colori inaugurando i voli dei gabbiani lungo il fiume della vita ,  e la malinconia della notte passa come un grumo disciolto tra le rapide.
È questa l'ora in cui nascono le speranze e il nuovo giorno è una pagina bianca sulla quale registrare freschi incanti.
Suggestioni  impastate di concretezza che rimandano a trascorse e attecchite radici che irrobustiscono la forma rendendo più sicuro il canto, diretto il centro, allargando il raggio di quel tanto che basta a chiudere il cerchio. Un cerchio impregnato, impegnato, vissuto.
Il tempo emotivo che scandisce queste poesie è quest’umidore dell'aria che resta  gagliardo appiccicato sulla pelle.
Non è ferita dell’anima come dicono quelli che hanno paura di osare e devono a tutti i costi etichettare, non è quel pugno duro che ti stringe alle corde assicurando inopinati kappaò.

È solo un cerchio e gira di continuo avvitandosi a spirale sui giorni.
Quando lo si intuisce ci si può dir guariti  dalla malattia detta gioventù.
Ed è poesia matura quella che emerge dall’ordine sparso di Luca Rota   sguarnita dalla nebbia ottusa ed uniforme del fatalismo giovanile  che esige fortificate immanenze aliene dal confronto.
Il silenzio assordante è ormai lontano da qui
Il tempo ha sciolto le parole e allungato i pensieri che talvolta si riassumono in pensosi e incalzanti mantra che scandiscono il testo penetrando l’anima e incidendo la mente. Essi a dispetto di una leggera melodia e asciutta resa non sono altro che il desiderio di vita impresso sugli assi neurali della memoria.
Essi scendono veloci nella gola, miele malinconico di una consapevole nostalgia e riattivano il corpo pronto a nuove sfide.


Aggiorna il tempo in tutte le sue fasi –come un novello Sant’Agostino Luca Rota.
Incasella periodi per trovare l’adesso, l’hic et nunc, per riconoscersi intero in un orizzonte costantemente frammentato.

Rimane  ancora il passato vaga nebbia dove si stagliano qua e là come alberi figure da cerchio del Purgatorio –  egli come Dante risale dentro se, sicuro in nuove paradisiache  zolle, con in mano il pugno di mosche del presente, ragno imprigionato nella sua tela.
Non si può dire allora se dolore o gioia sia il suo sentire, se il tempo scorra o l'attimo si sia congelato in quel per sempre luminoso della parola scritta che dona fiori duttili alla nostalgia.


Tra l'ordine e il disordine l’autore a mò di funambolo del giorno si bilancia spegnendo la sete nel bicchiere del tramonto.
Egli scioglie  il nastro rosa della sera e apre il sipario della balconata.
La sua borsa appoggiata tra le viole, i suoi occhi sorrisi nella luce.

Senza parlare, trangugiano l'oro di un presente riportato alla sua quotidianità in cui l’io del poeta cammina,  si stanca e riposa, continuando  il  suo percorso, infilandosi nei giorni come mercurio in provetta, seguendone curioso  le curve degli alambicchi.
Evaporando  in un nuovo mattino e poi cadendo  sotto un'altra forma, diventando pioggia, grandine o neve, nell’ eclettico tentativo d’impadronirsi del proprio presente.
In questa impresa il verso si fa ordine e concetto nelle colonne degli endecasillabi in cui l’autore, analizza il suo passato e il suo presente, accennando anche al futuro, con rinnovata speranza e un disperato desiderio di equilibrio .
Un 'ordine pacifico da dare alla sua vita, incasellandola  in metri che sappiano descriverla e distinguerla dalle altre, per  poi  imbattersi - come chi si incontri per puro caso in una strada affollata - nella felicità.
Una speranza inseguita  con allampanata, lusingatrice sfrontatezza che non lascia alle spalle alcun sgomento ma anzi caratterizza la lettura di queste gocce di tormentata sopravvivenza liberate dalla scura corteccia del rimpianto.
Bisogna leggerle senza compromessi queste nuove  poesie di Luca Rota con l’arguta complicità che ella propone, con le albe, i mattini, i giorni, le notti, le pepite,  i piombi, la fatica del vero, gli sbagli autentici, le mele rosse del cuore
Egli , rabdomante di parole, scava dove la voce si fa più profonda, e brilla  la poesia di una terra dove innestare  i riflessi concreti di una più consapevole arte poetica.
In quei raggi, in quello scorrere d'acque il  suo mondo si manifesta com'è e nel suo caotico fluire, mirabilmente  si riconosce.

(Postfazione al testo Dentro Nell'ordine Sparso di Luca Rota (Apollo Edizioni, 2014)

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