domenica 3 maggio 2015

Massimiliano Allegri : una sfida mite al mondo esagitato e stizzito del pallone



Si dice scudetto si legge Juventus. È così da quattro anni ormai. Ciò di cui non si parla e non era possibile prevedere, e che la squadra bianconera dominasse ancora. Ancora di più lo facesse attraverso un uomo distante anni luce dall’aura predestinata e totemica di Antonio Conte andato via a ritiro in corso con aria schifiltosa e rabbuiata ancora prima di verificare se il frutto bianconero fosse andato davvero al macero.

Non lo era evidentemente. Miglior anatomista per la Juve non poteva esserci di Massimiliano Allegri. Colui il quale era stato messo al bando come pietra dello scandalo da Silvio Berlusconi e figli mesi prima e pur con la sua aria svagata e sbarazzina, è riuscito a ridare smalto e senso ad un ingranaggio che tre anni di Conte sembravano aver esaurito e spossato.

Invece no. Allegri è stato capace prima di assecondare il passato (3- 5 – 2), poi di indirizzare il futuro (4 – 3- 1-2). Quello che tutti i capi dovrebbero fare e spesso non riescono a capire.

Perché se Tevez brilla, Morata stupisce, Pirlo impressiona, e perché Allegri ha saputo farli rendere al meglio e soprattutto mettersi in gioco. Non era facile. Non era facile per lui che in conferenza stampa sembra esser lì per forza e caso, come se i suoi bisbigli abitassero un pianeta altro rispetto alle parole forti e i titoli ad effetto. Molti lo ammirano, in tanti ne diffidano. Una velata sfiducia che una carriera da fantasista discontinuo e lunatico non ha aiutato. In mezzo ad un campo abitato da muratori e impiegati di concetto, lui era un giocoliere tutto tocchi e tacchi . Una sciccheria difficile in un salotto complicato come quello della serie A anni Ottanta, dalla quale Massimiliano è dovuto sloggiar presto col marchio di una dolce promessa non mantenuta. Un’etichetta che Allegri una volta diventato allenatore, ha trasformato in voglia di riscatto e vendetta.  Violentando se stesso, e convincendo Tevez a non imitarlo. A quarantotto anni, Massimiliano da Livorno, ha messo la testa a posto e il talento al servizio di una squadra che senza sferza poteva liquefarsi in pennellate sciatte e senza vigore.

Non è stato così.

Tevez, Pogba,  Marchisio, Vidal non son tipi facili.   Buffon, Barzagli, Bonucci, Chielllini han bisogno di delicatezze e attenzioni.  La Juventus è un pianeta centenario. L'alieno Massimiliano Allegri  poteva intimidirsi.

Non è stato così


Non è così quando si può contare su reattori quali Lichtsteiner ed Evra, e riserve come Padoin e Llorente. Ingredienti miscelati dal  toscano Max con pazienza e tranquillità, onestà e sagacia.


Tutto nel rispetto delle regole del calcio  e della  società civile. Particolare non da poco, chiavi inglesi in mano ed orrori  da stadio negli occhi.

Perche scudetto in bacheca, trionfo a parte fa bene dirlo:  Massimiliano Allegri è una sfida mite al mondo esagitato e stizzito del pallone.  Un’aria che sconcerta la sua. Un garbo triste, come un poeta che si scusa, se parlando, gli è scappata una rima.

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