
La vittoria di ieri del centrosinistra con Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli, è la sconfitta di Berlusconi e segna la fine di un’epoca.
Un epoca infarcita di ville sfarzose, luci sgargianti, frequentazioni compromettenti, applausi ossequienti, ululati ipocriti.
Tutto questo con la complicità (tranne qualche rara eccezione), di telegiornali pubblici e privati silenti e supini.
Lui vinceva perché assicurava assoluzioni pubbliche e permetteva divagazioni private assolvendo col suo divismo da bulletto di periferia, milioni d’italiani.
Con la sua sconfitta, invece l’italiano medio non avrà più stampelle cui aggrapparsi: dovrà cominciare a rispettare gli altri, le leggi e anche se stesso.
Anche se rinunciare a questo marchio di fabbrica per gli italiani credo, temo, sarà dura.
Diciamolo: quanti vecchietti possono permettersi di esser accompagnati da bellone da urlo? Quanti di loro si son sentiti in questi anni autorizzati ad inseguirle con la scusa del “ tanto lo fa anche lui?”
Misero lui.
Ora dovrà cambiare per forza strategia. Anche il suo specchio favorito (la televisione),d’altronde, infatti, l’ha tradito. Occupare cinque tg in contemporanea non gli è servito.
Ridicolo circondarsi di trasparenti ninfette, rotonde accompagnatrici, striscianti aedi.
Alla gente l’ambiente di corte non basta più: esige uno Stato e un Capo che indichi loro una strada sicura non un vigile che si dimentica delle vecchiette e cala le brache appena vede passare un bel fondoschiena.
L’esistenza, non è una discoteca aperta 24 ore su 24, e il Viagra non basta a supplire evidenti mancanze strutturali.
Gli anni Ottanta son finiti da un pezzo e forse adesso tutti capiranno che oltre le gambe c’è davvero di più e più che a camicette aderenti, spacchi intriganti e seni rifatti baderanno a qualcosa di più autentico e sostanzioso.
Anche se ripeto, la vedo dura.
Berlusconi è la coperta di tutti gli italiani. Il Linus che abita in tutti loro, non se ne separerà facilmente.
Ci aspettano ancora due anni di governo Berlusconi. E anche se da ieri il Governo è in affidamento condiviso il microfono (lo scettro del potere per lui), è ancora dalla sua parte.
C’è da scommettere quindi che anche di fronte a questa sconfitta, continuerà a sciorinare le sue scontate finezze da bar nei confronti di donne imbarazzate e compiacenti.
Sì perché comunque alle donne piace essere adulate e riempite di elogi.
Non si rendono conto però che in questa femminea debolezza sta il segreto della loro subalternità.
Non voglio aprire un fronte Zanardiano da queste parti. Sapete tutti però, che le donne in Italia sono assunte meno, pagate peggio, promosse poco.
Gonfie d’orgoglio, piene di talento, s’immettono felici nel mercato del lavoro convinte di viaggiare in prima classe ma finiscono poi per occupare le carrozze meno dignitose.
Nessuna dentatura perfetta, seno importante, fondoschiena prominente può far scalare questa infamante graduatoria. Semmai contribuisce ad innalzare a dismisura l’orgoglio maschile di quei cercopitechi che non vedono l’ora d’esser accompagnati ed intrattenuti da sorridenti soprammobili.
La vita è un’eterna conquista. L’odore di una donna sulla pelle una tentazione continua. Difficile resistergli.
In Italia le donne sono medaglie al valore e strumenti di promozione sociale. Garantiscono popolarità e importanza.
Quanti di voi non hanno mai sognato di uscire con la bella di turno per guadagnar punti con il resto della comitiva?
E pazienza se a casa c’è una compagna/fidanzata/ moglie che vi aspetta.
Se le relazioni extraconiugali sono medaglie al valore i matrimoni sono croci al merito. Più stagionate rispetto alle prime, sono più facili da poggiare sul comodino.
Del resto la rispettabilità umana svanisce di fronte a certe protuberanze. Ma in tutto questo tempo s’è avuta la sensazione che questa inclinazione fosse normale amministrazione invece che una colpevole anomalia.
Non tutti i padri possono sperare di comprarsi un attico in Via Montenapoleone. Tutte le madri sognano di concedere le loro figlie al primo riccone che vedono gironzolare in soggiorno.
I genitori sanno bene, che un ragazzo ricco, bello, educato e ben vestito garantisce appigli sicuri e contatti soddisfacenti.
Berlusconi ha insegnato tutto questo e diffuso il verbo saltando i preliminari. A lui, infatti, i bei vestiti non servono, bastano i corpi. Possibilmente muscolosi, atletici e vincenti.
Come quelli dei giocatori del “suo” Milan tornato a vincere lo scudetto dopo sette anni. Almeno quello.
Ha perso le elezioni, infatti. Il popolo non gli ha perdonato le frequenti amnesie.
Non gli è bastato dispensar sorrisi e raccontar bugie. Quelle, infatti, hanno le gambe corte.
Servirebbe una Fata Turchina. Non lo sarà il cervantesiano Renzi, non può esserlo il manzoniano Bersani.
Converrà aspettare quindi. Chi però? Non so. Pensiamo positivo comunque.
L’Italia oggi s’è risvegliata . Dopo diciassette anni di letargo .
Per cercare il suo principe azzurro avrà tempo.