Rino è un barista,conosco il suo nome perché è stampato in pompa magna sulla maglietta rossa che è costretto a indossare, un vezzo inutile su questo tratto della statale 18 che separa la Calabria dalla Basilicata, un angolo di terra dimenticato dalle istituzioni, dove si parla un dialetto strano, dove i calabresi sono orgogliosi e testardi come muli mentre i lucani lavorano duro e mantengono la loro terra pulita e accogliente.
Il bar dove lavora è un ritrovo per camionisti, muratori, agricoltori, disoccupati e automobilisti di passaggio, un luogo per reietti a cui dare da bere birre e sambuca fin dalle prime ore dell’alba.
«Che ti serve?» mi dice appena entro
«un caffè, grazie» .
Lo guardo bene in faccia e noto l’assenza di espressioni, al massimo una smorfia di dolore, come quella di chi non caca da dieci giorni.
Il caffè era pronto e Rino me lo sbatte violentemente sul bancone, facendo schizzare il liquido caldo dappertutto.
«E che cazzo, un po’ di cortesia!» gli dico.
Mi risponde con un una frase in dialetto, una cosa del tipo “se non ti sta bene puoi anche andartene affanculo”.
Vado in bagno a lavarmi le mani, mancava il sapone; mi guardo allo specchio e noto la mia pelle secca, quel bagnoschiuma mi stava uccidendo giorno dopo giorno, una bella mattina mi sarei svegliato con le squame e verde come un coccodrillo.
La parete era piena di scritte, “Lorena succhia cazzi” , “me lo faccio ficcare dentro con tutte le palle”, “maschio quarantenne cerca pisello grosso” ; le persone devono trovare un modo per evadere dalla loro realtà quotidiana e lo fanno imbrattando i muri dei cessi. Magari Lorena non esiste o se esiste è una bancaria con tre figli e due nipoti o forse li succhia davvero i cazzi e allora ho sbagliato tutto perché vuol dire che sono circondato da puttane, gay e trans e che fra pochi anni il sesso – inteso come fare l’amore - non esisterà più, ma ci saranno solo gay che inculeranno altri gay e trans che scoperanno con eterosessuali, in un enorme calderone che è la civiltà umana.
Esco dal gabinetto e ritorno al bancone, Rino parlava con un camionista che puzzava di letame e birra della peggiore qualità.
Pago senza fiatare ottanta centesimi per un caffè che mi è stato versato addosso.
«Ciao, grazie» gli dico mentre mi allontano.
Rino non mi risponde, il camionista che puzzava di letame guardava la TV e tracannava birra ghiacciata.
Al Milionario, c’era la domanda da 150.000 euro.
Un posto che mi richiama alla mente esperienze simili, purtroppo non tutti hanno la capacità di porsi adeguatamente rispetto all'altro, quando si incontrano questi soggetti da te descritti, intimamente bisogna solo dedicargli una rumorosa risata che li seppellirà:)tanto girato l'angolo si possono trovare persone migliori
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