giovedì 26 maggio 2011

Un povero malato di mente


Non mi piaceva l’asilo ma ero costretto ugualmente ad andarci, ricordo solo che si mangiava male : frittata e spinaci. Sempre, tutti i giorni. Fu lì che cominciai a balbettare, in maniera inesorabile e continua, come una mitragliatrice, una di quelle mitragliette da guerra a scoppio regolare.
La balbuzie non mi ha più lasciato, mi ha accompagnato come un vestito per tutta la giovinezza, l’adolescenza e gli anni universitari, facendomi diventare quello che sono, un riccio appallottolato  in un mondo tutto mio, isolato  dalle persone  e dagli affetti.
I balbuzienti sono persone strane, osservatene uno attentamente : ha gli occhi che strabuzzano, la bocca che si muove in uno spasmo atroce, le mani che tamburellano e dalla sue corde vocali non sentirete che un suono crudele, come quello di un gesso sfregato sulla lavagna.
“ Poverino” - diranno i benpensanti – “ è un povero malato di mente”; ma chi balbetta non ha bisogno della pietà popolare, per quella ci sono  preti.
Maria mi ha dato una grande lezione di vita che non dimenticherò mai e io ritornerei indietro di un anno solo per (ri)fare la sua conoscenza.

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