L’approdo di Carlo Cracco in seno al
Biscione al capezzale di una madre piangente e figlie amorevoli al seguito, andato in secca iersera a C’è posta per te all’improvviso indebolisce un frappo un
personaggio che credevo più forte, e di fatto da ieri diventa un contorno
televisivo che, passato l’effetto novità, fa di lui un personaggio visto e rivisto che non
migliora con il passare delle stagioni. Un dozzinale sformato in mezzo ai
broccoli riscaldati del tubo catodico. Un mappazzone che punta su personaggi
surreali e urticanti che piangono e si colpevolizzano anche se vedono la propria ombra. Logorroiche piagnone
che si flagellano al primo alito di un vento contrario. In tutto questo Carlo Cracco fino a ieri
rappresentava la schiena dritta di un popolo sciolto, confezionato per creare,
momento dopo momento, l’attrito col potere costituito. Un attrito che, da
tradizione del Paese in alcuni casi va oltre le righe e la tentazione di uscire
dai margini di un buon impiattamento è forte quanto lo schianto di un sogno in
frantumi. Quello d’avere un punto di riferimento certo nella miriade di segni
contrastanti del vivere. Ieri Carlo Cracco è morto. Rinunciando al suo occhio
assassino di speranze al dente, riciclandosi in un Mike Bongiorno
all’amatriciana, ha prestato il fianco a
una pietanza davvero indigesta.
Se è vero che Carlo Cracco è stato una novità televisiva è anche vero che sta
dimostrando di essere un prodotto con una scadenza molto ridotta. Tutte le
volte che continuerà ad apparire in video, avrà sempre meno smalto e gli
atteggiamenti trash aumenteranno sempre di più per tentare di allungare la vita
alla sua declinante maschera. . Il
problema principale che hanno Carlo
Cracco e i suoi pard Bruno Barbieri e Joe Bastianich e che ormai non si distinguono più dai loro cloni per originalità, qualità e
contenuto. Una torta di Benedetta Parodi ha la stessa, scarsa, intensità
televisiva di una puntata di Master Chef Italia. Il tempo,
poco, sta mostrando le crepe del format Master Chef e questo favorirà il proliferare di una ripetitività che genera dipendenza ma protratta
all’infinito muta in stereotipo e figlia ovvietà.
Carlo Cracco oggi non merita più
tre stelle o tre forchette. Non ha la marcia in più rispetto ai tantissimi chef
che reggono interi palinsesti di tv tematiche. E, soprattutto, lui, Barbieri e
Bastianich, non son più quei personaggi simpatici dell’esordio e faticano a
reggere il confronto con la pletora di cuochi che spadellano in tv dalla
mattina alla sera e fanno un intrattenimento televisivo gradevole dispensando
ricette e modalità di esecuzione. Loro non hanno la presunzione assurda di
essere attrattivi, “cool”, a ogni inquadratura. Non hanno bisogno di cercare lo
scontro per un pizzico di sale di troppo. Non si sentono dei divi che dicono
mappazzone e vanno in coda a Maria De Filippi e gigioneggiano compagni di
merende da Fabio Fazio.
Quei cuochi televisivi
giornalieri hanno la ricetta della lunga vita televisiva; lui Barbieri e
Bastianich son solo di passaggio in tv. E vedendo Master Chef Italia quattro, direi che il loro passaggio è stato
breve, anche se intenso.
Comete spente di un universo
clinicamente morto.
Nessun commento:
Posta un commento