Se l’obiettivo della televisione
pubblica italiana, è intontire l’umana coscienza, offrendo rassicuranti epifanie di
trascorse generazioni, allora Carlo Conti è quello che ci vuole. Inosservato, passa
indifferentemente da un ranuncolo all’altro facendo quello che gli riesce
meglio: il vigile della buona creanza televisiva. Se non fosse per la
carnagione scura, e allora quando lo vedi pararsi incontro le bizzose chiome
dei supposti eredi del bel canto italiota, sembra più un lavavetri speranzoso
di grattare le impurità altrui piuttosto che lucidare a dovere le proprie magnificenze.
Ne avrebbe ben tre a disposizione ma se
ne intravvedono solo una e mezza. Una appunto è non è neanche italiana. E’ spagnola è si chiama Rocio ma se in
quattro ore di messa in onda le fanno dire tre proverbi qualche spina c’è l’ha pure
lei è che si faccia deflorare da Raoul Bova non rende l’idillio più pio.
La mezza ha le fattezze delle tette
della Marrone che avrebbe tutte le tonalità per intonarsi bene con lo scuro
conduttore se solo potesse esprimersi oltre la chiostra perenne di
circostanziati sorrisi. Serenità formato famiglia come quella che
vorrebbe infondere la calabrese casata Anania. Sedici eredi dai capelli biondi
e dalle devote ascendenze.
Ottimi per gli spot del Mulino Bianco. Buonissimi
per un Festival che svolto nel 2015, ricalca dettami del Sessantotto. I ciuffi
impazziti di Malika Ayane e i Dear Jack, non hanno nulla da invidiare a quelli
di Bobby Solo e Little Tony. Con una fondamentale ma essenziale differenza: Roberto
Satti e Antonio Ciacci volevano aprire una strada. I summenzionati cantori s’ingorgano a vicenda
nella chilometrica playlist di un distratto Ipod.
Dove potrebbero star bene anche i
riuniti Albano e Romina in una botta di nostalgia canaglia che non riscalda
nessuno perché il sole se l’è preso tutto il cauto Conti. Così circospetto da
non far sedere nemmeno l’unico ospite che qualcosa di sensato la vorrebbe dire. Fabrizio
Pulvirenti medico di Emergency guarito dal terribile virus dell’Ebola. Ma in
ossequio alle legge non scritta secondo cui un ospite dopo tre minuti puzza
viene ricevuto in piedi accomiatato in fretta.
Perché l’importante a Sanremo è la musica
o quella che le multinazionali discografiche spacciano per tale. E’ allora
andiamo giù di limone duro con Tiziano Ferro e gli Imagine Dragons che steccano
pesante ma in mezzo a questo tramvai radiofonico sembrano George Mickael e i
Beatles. Si perché in questa enorme pillola della pace ligure a mancare è proprio la
limpidezza. Sovrastata dalla necessità d’andare avanti con la scaletta, manca
il tempo d’entrare in empatia con l’atmosfera, o, molto più prosaicamente,
tifare per qualcuno.
Ne consegue che nessuno si distingua
davvero nella lenta celebrazione del rito passando inosservato nello
svolgimento di temi dai seguiti scontati e risibili dove il giusto non basta e
il disgusto monta di fronte alle rivoltanti battute di un immondo Siani e lo
sconcerto aumenta quando intercetti una certa Lara Fabian che italiana non è e lì
forse non dovrebbe essere. Come molti altri in fondo.
Grignani, Britti, Nek la loro carriera l’han
già fatta perché cercare ulteriori ribalte?
Per sconvolgere un pentagramma
discendente, un soliloquio pesante prima dell’estrema lacrima. Quella che
sfugge alla vivace Emma che liberata dalle sue pene amorose congeda rispettosa
note scomparse prima del limite in una macedonia di bianco e nero difficile da
digerire se ad accompagnarti verso la fine di questo primo veglione di Sanremo incroci
il viso spastico di Arisa e il deretano formato famiglia di Mauro Coruzzi.
Sono una finestra sussurra a una Grazia
Di Michele alquanto penosa.
Beh, ve l’ho confesso cari lettori.
Vorrei esserlo anch’io. Una finestra
appunto.
Per gettarmici dentro e non guardare la
seconda serata del Festival di Sanremo.
Ma credo che le promettenti tette della bionda
Marrone non approverebbero
Ci sei andato giù pesante. Così mi piaci!
RispondiEliminaLa seconda serata non è stata salvata manco dalle promettenti tette della Marrone, che se ne sono state a cuccia dietro abiti castigatissimi.
Lo sconforto è diventato quindi totale.
Se non altro ci hanno risparmiato gli Anania... :)
Ciao Marco! Ti seguo nel cordoglio tettonico e ringrazio del complimento sincero. Detto da te poi che sei un mito della Rete è quasi un'investitura.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il Festival speriamo in meglio. Ma le cover non annunciano nulla di buono. Anzi stasera Sanremo lo vedo nero.
Che dici?
Troppo Carlo Conti Marco?
Un forte abbraccio e a presto!!