Con Sergio Mattarella eletto dodicesimo Presidente della Repubblica l’Italia
loquace degli ultimi tempi, ha una grande occasione: riscoprire l’eloquenza del
silenzio. In molti invece in queste ore, storditi da stormi di pensieri neri, berciano
storture tessendo ragnatele di parole che frastornano il senso di una svolta. Quest’ultima,
non mette al riparo dalla sferza di nuovi temporali, o la tediosa gazzarra dei
partiti, ma a poche ore dalla nascita di un nuovo corso antropico non è giusto
esporre un uomo sul patibolo delle frivole propensioni e riflettere invece sul
senso intimo di quest’apparente taciturna barriera somatica che rimanda a
sopiti acquazzoni, strozzate cantilene nel gorgo della vita. Ebbene si sappia: il suo silenzio non sarà
torpido assenso alle parole taciute di una sponda codarda piuttosto l’urlo che
squarcerà le notti come un colpo di mannaia un assurdo velo. Quello dei
faccendieri e portaborse che sporcano a più riprese il risvolto nitido di una
sudata bandiera. Rispolverando gli occhi assopiti di chi vive in un sogno e non
rinuncia all’intenso esprimersi di un sentimento tradito nel
flusso inesausto dei pensieri che si attorcigliano intorno a un palo e sferzano
con nuovi tralci il vetro della finestra rivolta sul mondo.
Sergio Mattarella sembra dire: siamo
vivi nelle parole che tacciamo. E il suo silenzio ora così criticato è il sangue
del ricordo, non l’oblio che si spaccia per virtù ed è colpa, non la parola
detta o scritta, persa appena pronunciata nell’aria o incisa dalla mano sulla
carta.
. Senza capire che questa è soltanto la suppurazione degli irrintracciabili, la logica dei dispersi, quella delle lettere accatastate di cui si ignora il mittente, che alla fine della fiera è peggio, molto peggio, di essere anonimi. In tutto questo Sergio Mattarella rappresenta una zona franca dall'appetito dell'essere.
. Senza capire che questa è soltanto la suppurazione degli irrintracciabili, la logica dei dispersi, quella delle lettere accatastate di cui si ignora il mittente, che alla fine della fiera è peggio, molto peggio, di essere anonimi. In tutto questo Sergio Mattarella rappresenta una zona franca dall'appetito dell'essere.
È una voce sotterranea
che ci parla, che ci prende in disparte quando siamo distratti e dice che
questo silenzio che intendiamo non è affatto silenzio ma l’unisono delle nostre
voci.
Perché lui sarà la
nostra voce e noi i suoi figli. E' pur imposto (Renzi lo ha messo lì), non si farà traviare dalla cruda fiera del disinganno.
O almeno spero.
O almeno spero.
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